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Tutto il mondo

Secondo una recente statistica oltre il 40% degli americani con almeno un tatuaggio, desidererebbe cancellarlo o non averlo mai fatto.

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La moda è moda e come un temporale arriva, coinvolgendo tutti ma poi passa, per poi ripresentarsi. E negli ultimi anni abbiamo visto un netto incremento, nei paesi occidentali, dell’adozione di questa forma d’arte portatile.

Qual è il significato culturale del tatuaggio e come in genere viene eseguito?

Le origini del tatuaggio hanno radici antichissime: famosissime le mummie egiziane o il corpo congelato ritrovato sulle Alpi e risalente a più di 3000 anni fa. Anche nei testi più antichi della storia dell’uomo e persino nella Vecchio Testamento si fa riferimento ai tatuaggi che quindi si presume siano nati con le primissime civiltà.

L’etimologia del termine ha origine dal tahitiano “tattau”, cioè “segnare”, poiché la cultura polinesiana più di tutte ha contribuito all’evoluzione ed alla diffusione del tatuaggio nel mondo: quando James Cook, famoso esploratore inglese, tornò dalla sua spedizione nel pacifico raccontò a tutti di questi strani segni che gli indigeni si facevano disegnare sulla pelle e ben presto essi divennero un simbolo di esotico in tutta l’Europa di quegli anni.

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I polinesiani associavano questa arte di decorazione del corpo alle loro credenze tribali e mistiche. I tatuaggi realizzati durante cerimonie molto elaborate, avevano lo scopo di raccontare e testimoniare i passaggi fondamentali della vita di una persona, la maturità ed il ruolo sociale. Da un tatuaggio era possibile capire quindi la tribù di appartenenza, il rango e persino lo stato coniugale di un individuo.

In culture differenti però, i tatuaggi hanno ed hanno avuto un significato differente: ai tempi dei romani essi erano usati per riconoscere gli schiavi ed i fuorilegge. Appartenere ad una di queste categorie rimaneva quindi un segno indelebile per tutto il resto della propria vita.

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I marinai li usavano ai tempi delle colonizzazioni Inglesi come ricordo e testimonianza dei propri viaggi e delle proprie avventure per il mondo.

Oggi, avere un tatuaggio significa per molti decorare il proprio corpo principalmente per un fatto estetico e nulla più. Per altri invece i tatuaggi sono un modo per comunicare e rivelare gli aspetti più profondi del proprio carattere. Un modo per uscire dall’anonimato e dagli stereotipi di questo secolo. Ma esiste ancora chi decide di portarlo con sé seguendo le antiche tradizioni.

Seppur il concetto principale resta lo stesso, le tecniche e gli strumenti per eseguire il tatuaggio sono molto cambiati nel tempo. In antichità si usava l’hand poke: venivano adoperati bastoncini di legno, ossa di animali o altri oggetti appuntiti che potessero far penetrare il colore sotto la pelle, bacchettandoli su una estremità. Anche i colori si ottenevano in modo differente, ricavandoli da estratti vegetali e cenere.

Oggi invece si usano delle macchinette che, spostando un ago sul suo asse maggiore ne permette la penetrazione nello strato inferiore di epidermide. La frequenza con cui un ago effettua queste operazione è di circa 50 volte al secondo e dipende dal tratto che si sta usando e dal disegno stesso che si sta realizzando.

Anche gli aghi hanno un ruolo importante nel tatuaggio e possono avere larghezze differenti a seconda del tratto da eseguire (il contorno, la sfumatura, l’ombreggiatura o la colorazione).

Cos’è il tatuaggio? Scopriamone il significato culturale, 5.0 out of 5 based on 1 rating
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