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Il difficile ruolo dei genitori

E’ un compito piuttosto difficile farsi ascoltare dai propri figli ,specialmente se il “caratterino” del proprio bambino fa perdere la pazienza .Farsi obbedire nel modo e nel momento giusto è uno dei tanti compiti dei genitori ,fa parte della loro responsabilità naturale.

Dare dei parametri di comportamento è indispensabile per la crescita del bambino, l’uomo del domani.Inoltre il bambino ha bisogno di sentirsi protetto,al sicuro e di sapere che c’è qualcuno di cui può fidarsi che stabilisca regole e limiti (a misura di bambino e soprattutto ragionevoli).

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Mamma e papà non devono mai dimenticare che obbedienza non è sinonimo di sottomissione ,e che non deve mai essere un fine ,bensì un mezzo per educare .L’obbedienza si basa su regole ,e le regole nascono dalla consuetudine.E’ il comportamento ripetuto più volte che crea una regola .

Stabilire dei limiti ,dei confini ,delle regole è un onere che va affrontato subito,sin dai primi mesi di vita del bambino.Man mano che il bambino cresce è importante far capire al bebè che esistono dei limiti alle sue richieste,col tempo imparerà a tollerare che i suoi desideri non possono essere sempre esauditi.

Questo è un bene per il bambino ,l’essere messo alle strette svilupperà in lui una forte creatività,cercherà in tutti i modi di superare l’ostacolo .I genitori devono imparare a dire NO ,ma sempre tenendo presente che il bambino ha bisogno di sicurezza e protezione. Quando si impone un divieto è consigliabile tenere in braccio il proprio bambino per trasmettergli amore.

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Imparerà così ad accettare i vostri NO con serenità e fiducia . Il vostro amore lo aiuterà nei momenti di frustrazione che deriveranno dal non poter fare tutto quello che vuole. A volte i genitori hanno paura di scontrarsi con il proprio bambino ,a causa di una scarsa autostima nei propri confronti derivante forse da conflitti non risolti con le figure genitoriali.

Bisogna prima risolvere i propri problemi per poter essere dei buoni genitori. Farsi ascoltare dai propri figli diventa più difficile quando il bambino si avvicina al primo anno di vita.

ruoli genitori e figli

I mille cambiamenti che lo interessano;la dentizione,il cibo solido,i primi passi, possono renderlo molto più capriccioso e disobbediente.Mamma e papà devono comportarsi con fermezza e serenità ,aiutandosi a vicenda.

Per fare in modo che i vostri consigli vengano recepiti con serenità dal bambino abbassatevi alla sua altezza ,e parlategli dolcemente tenendogli le manine. Arriverà il momento nel quale alle vostre regole se ne aggiungeranno altre ,e il vostro bambino confronterà il sistema di regole che gli avete imposto con quello degli altri che lo circonderanno.

Con l’ingresso alla scuola materna imparerà a socializzare con altri bambini ,apprenderà nuove regole e il suo senso di responsabilità diventerà sempre più forte. D’ora in avanti i vostri NO saranno sempre più frequenti e i limiti che il vostro bambino si troverà davanti forgeranno la sua personalità facendo di lui un adulto.

Acquisire sicurezza come genitori

Nella nostra società molte donne non hanno esperienza di bambini e alcune non hanno mai avuto un neonato tra le braccia prima di avere un figlio.Temono di non sapere quando il piccolo ha fame,di lasciarlo cadere durante il bagnetto,di non riuscire a calmare il suo pianto o quando al contrario sta quieto,che abbia smesso di respirare.

Chi diventa madre per la prima volta spesso si vergogna di parlare di simili paure e spesso nega persino di provarle.

Se provate queste stesse paure parlatene con altre madri e scoprirete che non siete le sole a vivere queste ansie. Parlate anche delle stupende sensazioni che il rapporto con il vostro bambino vi fa sperimentare; di quando riposa quieto tra le vostre braccia al sicuro da tutto, di quando felice e beato succhia il latte al vostro seno,oppure di quando al mattino ,appena desto vi guarda con i suoi dolci occhietti in cerca del suo angelo custode,alla scoperta del Mondo.

Magia! Siete la sua protettrice, il suo “porto sicuro”. Ogni giorno vi accingete a interpretare le richieste del vostro bambino.Rispondete a stimoli non verbali,all’espressione del viso,e persino al respiro,al tono muscolare,al movimento degli occhi del tutto spontaneamente.

La relazione tra madre e figlio è un processo che richiede tempo per manifestarsi e fiorire nel rispetto della propria forza interna.

Ma anche il padre del neonato interagisce a suo modo con voi e il bambino. Quando un uomo è profondamente coinvolto con il proprio figlio ,lo apprezza e risponde ai suoi bisogni con un’attenzione non dissimile ,ecco che il rapporto diventa più complesso e interessante.

L’essere genitori è un compito che riguarda entrambi.

In passato i padri erano assenti dalla vita del neonato e si dava per scontato che si interessassero ai figli quando questi cominciavano a parlare e giocare.

I neonati hanno delle personalità sorprendentemente forti e differiscono l’uno dall’altro fin dalla prima settimana,è importante imparare presto a conoscerli.

Essere genitori non consiste solo in una serie di compiti ripetitivi o di pesanti responsabilità ,anche se a volte sembra proprio che i genitori lo pensino.

Essere genitori è un viaggio di scoperta,scoperta della personalità del bambino,di voi stesse,del vostro compagno e di come tutti e tre insieme state diventando una famiglia che costruisce il suo avvenire.

Trasformazioni nella famiglia

Negli ultimi anni abbiamo assistito a profonde trasformazioni nella struttura e nelle funzioni della famiglia; inoltre, il contesto socio-culturale italiano è caratterizzato da grossi cambiamenti demografici, evidenti modificazioni nello stile di vita e trasformazioni dei bisogni personali e sociali.

L’analisi degli ultimi dati ISTAT relativi al tasso di natalità e nuzialità in Europa ci presenta un’immagine molto chiara delle modificazioni che sono avvenute in Italia rispetto alle altre nazioni europee, nelle quali la richiesta e la realizzazione di interventi in favore delle famiglie è molto più avanzata rispetto al nostro Paese.

Inoltre assistiamo ad un profondo mutamento dello stile di vita degli italiani anche riguardo la stabilità dei legami coniugali; i dati pubblicati dal Ministero degli Affari Sociali nel 1996 evidenziano una costante progressione dei divorzi negli anni.

C’è ancora da osservare che il tasso dei matrimoni che falliscono e si concludono con una separazione o un divorzio è, in alcune Regioni, del 25% mentre il 14% dei matrimoni celebrati in Italia si dissolve dopo i primi anni.

In confronto alla situazione europea il tasso di divorzialità italiano è ancora comunque basso. Dall’analisi di questi dati e dall’esame del rapporto annuale sulle condizioni dei minori in Italia (Ministero degli Affari Sociali 98) emerge un forte coinvolgimento dei bambini nelle problematiche che derivano da tali separazioni o divorzi.

Dai dati relativi agli anni dal 91 al 94 possiamo osservare che i minori coinvolti in tali situazioni sono stati 35.922 dei quali il 45,5% di età inferiore ai 9 anni, il 30,33% di età compresa tra i 10 e i 14 anni e il 20% tra i 15 e i 17 anni.

Il numero di figli affidati al padre nel corso della separazione è progressivamente diminuito, mentre sono aumentati gli affidamenti alla madre (circa il 90%) e gli affidi congiunti.

Questo dato ci fa osservare che è aumentato il numero dei genitori che assumono l’impegno di un’educazione in collaborazione ma che è sempre esiguo rispetto a quello dei genitori monoaffidatari.

Tali situazioni, spesso molto conflittuali, coinvolgono i figli minori, spesso strumentalizzati, creando notevoli difficoltà e squilibri nell’ esercizio del “diritto alla relazione” dello stesso minore.

Parliamo di “diritto alla relazione” (sancito dalla convenzione ONU nel 1989 in favore dei minori) e non di “diritto di visita” in favore del genitore non affidatario perché riteniamo che tale diritto sia prioritario e indispensabile per un equilibrato sviluppo della personalità del bambino.

Spesso, invece, il minore è costretto, suo malgrado, ad assumere delle posizioni che, se pur dolorose, gli evitano situazioni conflittuali degeneranti.

Il lavoro dei servizi a tutela dell’equilibrio psicologico dei minori coinvolti nella separazione dei genitori, è sicuramente molto delicato e complesso.

Sarebbero necessari degli spazi protetti per consentire al minore di costruire, ricostruire e sviluppare rapporti con il genitore non affidatario.

Tali “spazi neutri” sono stati già realizzati in alcune regioni italiane (Lombardia e Piemonte) a cura delle amministrazioni provinciali e comunali con lo scopo di favorire i rapporti tra minori e genitori non affidatari nelle separazioni conflittuali.

C’è da osservare inoltre che, in seguito alle trasformazioni che hanno sconvolto le famiglie italiane, sono emersi bisogni personali e sociali nuovi; l’affrontare situazioni problematiche che vivono i minori coinvolti nelle separazioni conflittuali dei genitori sulla base della tutela dei diritti degli stessi minori in contrapposizione a quelli degli adulti, porta all’emergere di nuovi conflitti tra le parti.

Solo una cultura della mediazione, attraverso l’intervento di operatori specializzati, può portare a far riconoscere l’esistenza di un interesse superiore, quello del sistema familiare in cui elementi, anche se geograficamente distanti, hanno uno scopo evolutivo comune slegato dalle prevaricazioni e dell’odio.

Giocare con i figli, un imperativo categorico

Più tempo per crescere i propri figli e per giocare con loro è un dovere di tutti i genitori in quanto, oltre ad essere una necessità biologica e fisiologica, il gioco contribuisce alla formazione della coscienza morale e sociale del bambino, stimolandolo a trovare nuove e ingegnose soluzioni, e aiutandolo ad adattarsi all’ambiente circostante.

Negli ultimi decenni si è parlato tanto del significato delle relazioni familiari, al loro influsso sulla personalità e sulla socializzazione dei bambini, giungendo a riconoscerne l’enorme importanza. Le relazioni, infatti, che si instaurano in famiglia, tra i diversi soggetti che la compongono, sono l’ambiente naturale d’apprendimento di concetti e d’attitudini cherinforzano e come motivano l’individuo per il perseguimento di nuovi obiettivi educativi.

Essendo il gioco la migliore forma di attività infantile, indispensabile per tutti i bambini, occorre pertanto utilizzarlo correttamente per agevolare il loro sviluppo globale.

L’acquisto di un giocattolo per il bambino richiede la valutazione di tre elementi: il gioco deve educare, formare e sostenere lo sviluppo psicologico.

Uno studio recente sui giochi più adatti ad ogni singola età, ha messo in rilievo che nei primissimi anni di vita, il gioco più apprezzato ed amato dal bambino è normalmente sua madre o, in via del tutto eccezionale, “quella” persona adulta che si prende cura di lui.

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Il bambino fin da piccolo avverte un fascino speciale nei confronti della madre, per esempio quando ascolta la sua voce, quando lo accarezza, quando la vede ripercorrere con le dita il suo viso o il suo corpo; la mamma, per il bambino, è tutto; è lei che lo rende sicuro e che lo ama, è lei che gli trasmette fiducia, che lo prende in braccio, e che è disposta a rispondere alle infinite richieste che il bambino le rivolge.

Il lavoro che oggi porta fuori casa le mamme oltre che i papà non aiuta lo sviluppo dei bambini o perlomento toglie il controllo ai genitori che non sono più i soli protagonisti (restano pur sempre i principali) e rischia di creare delle fratture nella comunicazione tra genitori e figli. Di fronte a tale situazione il gioco può essere la chiave in grado di riaprire quel dialogo unico e insostibuile la cui assenza fa sempre tanto male.

Il gioco unisce i bambini agli adulti e viceversa, in quanto offre anche ai figli la possibilità di conoscere meglio i propri genitori e di identificarsi nel ruolo genitoriale: è così che si crea un buon dialogo e e si rinsaldano i legami. Si può affermare che giocare è il miglior modo di educare.

Aggiungi un posto a tavola!

Il bambino, man mano che cresce, ha bisogno di sentirsi totalmente integrato con la famiglia ed essendo proprio intorno al tavolo, che normalmente ci si riunisce per chiacchierare, discutere e confrontarsi i piccoli sin dai pochi mesi di vita devono abituarsi a partecipare.

Invece, purtroppo, i bambini a tavola si annoiano e, terminati i pasti, fremono per potersi alzare.

Una volta svezzati, è bene abituare i bimbi a mangiare seduti a tavola, se possibile, facendo coincidere gli orari. Quando è ancora molto piccolo, collocate il seggiolone, intorno alla tavola apparecchiata come se fosse una sedia in più.

Perché non viva questo momento come una costrizione, all’inizio e solo quando è ancora molto piccolo, accanto al piattino, al bicchiere e alla forchetta (colorate e decorate con pupazzi e pupazzetti apposite per bambini) mettete il suo giocattolo preferito, che lo aiuteranno a trovare la sua dimensione in un ambiente che sente ancora come estraneo.

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Man mano che cresce, psssatelo dal seggiolone a seggiolini da tavolo oppure a sedioline regolabili in altezza che lo facciano stare seduto comodamente a tavola. Assegnategli un posto e apparecchiatelo con le sue personali stoviglie. Si abituerà così a mangiare come un adulto, senza però essere privato del suo diritto di sentirsi bambino.

Se uscite fuori per cena, informatevi presso il ristorante se la struttura dispone di seggioloni e seggiolini da tavola ed in caso contrario, portate da casa la sua sediolina e fatelo accomodare con voi a tavola, scegliendo con attenzione ciò che deve mangiare. Per evitare di sottoporlo a stress eccessivi, cercate di conciliare l’uscita con i suoi orari.

Infine, non dimenticatevi di riservare un angolino al bimbo anche in cucina, in modo che possa partecipare ai preparativi dei pasti. I bambini più grandi potranno poi aiutare ad apparecchiare tavola.

Nonni, i migliori baby sitter!

Affettuosi e disponibili, meno severi di mamma e papà, i nonni sono la compagnia ideale per i bambini
Non bisogna essere gelosi di loro in quanto, sin dai primi giorni di vita, i genitori sono le figure di riferimento più importanti per il figlio e non c’è nonno che possa intaccare questo “primato”.

Le paure che il bambino venga viziato e che non riconosca l’autorità dei genitori vengono meno nel momento in cui si è in grado di imporsi amorevolmente al proprio bambino facendo capire che ogni cosa che fate è per il suo bene.

I nonni hanno molto da insegnare e, a differenza dei genitori spesso non hanno fretta adeguandosi ai ritmi del bambino e aspettando con calma i piccoli passi del piccolo.

Figlio unico: come non viziarlo

1. Anche se lavorate a casa, inseritelo, a tempo debito, alla scuola materna.

2. Non imponetegli soltanto la compagnia degli adulti: il bambino ha bisogno di stare con i suoi coetanei.

3. Invitate a casa spesso i suoi amichetti e fategli ricambiare le visite.

4. Non proteggetelo troppo:gli scontri con gli altri bambini sono inevitabili e lui deve imparare a difendersi.

5. Non impeditegli sport e giochi “movimentati” per paura che si faccia male.

6. Non “dategli troppo”: vestiti, giocattoli, divertimenti…

7. Non pretendete che sia diverso da quello che è,ad esempio il primo della classe, per esaudire i vostri sogni e le vostre ambizioni.

8. Non opprimetelo con mille imposizioni e non “stategli alle costole” per tutto il giorno.

9.Concedetegli autonomia, libertà e indipendenza.

10. Se oltre ad essere figlio “unico” è anche nipote “unico”, chiedete ai nonni di attenersi a queste indicazioni.

Casa sicura a prova di bambino

I genitori si preoccupano sempre di come proteggere i loro figli da pericoli esterni. Ma molte insidie si nascondono già nella propria casa.

Dal momento che rendere la casa sicura e a prova di bambino può sembrare un compito travolgente, affronteremo l’argomento attraverso tre aree tematiche: sicurezza in casa, fuori casa, cosa fare prima che il bimbo arrivi e quando comincia a camminare Bisogna continuamente riadattare le misure di precauzione al livello di crescita del bambino; la sicurezza domestica è un processo in continua evoluzione: il cancelletto che avete montato alla fine delle scale per il vostro piccolo di un anno potrebbe diventare il suo gioco favorito da scavalcare, quando avrà 2 anni!

Attenzione a mobili e librerie.

I bambini cominciano ad arrampicarsi sugli oggetti non appena iniziano a camminare a carponi. E quando imparano a farlo, fate attenzione! Tenderanno a scalare come fossero montagne librerie, scaffali e quant’altro possa essere oggetto della loro presa.

Prevenire gli incendi.

Installate dei rivelatori di fumo nelle camere da letto e in cucina. Controllate una volta al mese che funzionino correttamente e ricordate di cambiare annualmente le batterie. E’ importante anche responsabilizzare i bambini, o perlomeno, renderli coscienti dei pericoli del fuoco; parlate con loro e magari, per rendere la lezione più interessante, fate un gioco per mostrare loro le vie di fuga in caso di pericolo.

Prevenzione è meglio che azione!

Fate in modo che qualunque cosa succeda non vi trovi impreparati. Controllate di avere vicino agli apparecchi telefonici una lista dei numeri di emergenza.

Fate sempre in modo che ci sia una cassettina di pronto soccorso a portata di mano e assicuratevi che la baby-sitter o il parente a cui avete affidato per una sera vostro figlio sia a conoscenza delle procedure di emergenza.

Come dire al piccole che è in arrivo un fratellino

Bisogna preparare il bambino più grande alla nascita di un altro fratellino, ma non sempre risulta facile e accettato fin dall’inizio.
È fondamentale per i genitori coinvolgere il bambino, renderlo partecipe ai cambiamenti che stanno per avvenire in famiglia, in modo che si prepari gradualmente ad accogliere il bambino insieme ai genitori.

La gelosia è una reazione normale, il bambino si vede costretto ad abbandonare la sua posizione primaria e ha paura di perdere l’affetto di mamma e papà, queste sue emozioni deve comunque manifestarle, anche con la rabbia, deve dimostrare agli altri e soprattutto a se stesso che esiste ed ha un problema, la mamma deve dimostrargli che lo capisce, ed è pronta ad aiutarlo, a stargli vicino, e fargli capire che lui avrà sempre un posto nel suo cuore.

Le mamme sono le uniche persone che conoscono a fondo il proprio bambino, e a sapere come trasmettergli sicurezza, a trovare il modo giusto per comunicare al piccolo che con l’arrivo del fratellino gli vorranno sempre bene.

L’arrivo del fratellino e la fatica di accettarlo è un’occasione per crescere, il piccolo inizia a capire che non è l’unica persona esistente; spesso la mamma vedendolo soffrire vuole evitargli questo passaggio cercando di sminuire il problema non facendoci caso.

È un errore, al bambino deve essere riconosciuta la sua sofferenza dandogli una prova d’amore da parte della mamma.

Sono le piccole azioni quotidiane che, confermano al bambino che i genitori non cambieranno nei suoi confronti con l’arrivo del fratellino, si sentirà rassicurato della presenza dei genitori che rispondono alle sue domande e dimostrano che lui è sempre un membro importante della famiglia.

La mamma deve coinvolgerlo nell’arrivo del fratellino, deve fargli accarezzare la pancia, farlo parlare con il fratellino non ancora nato, fargli vedere le fotografie del periodo in cui c’era lui nel pancione, parlargli e trasmettergli sicurezza, anche se non comprenderà a fondo i discorsi della mamma.

Nei primi anni di vita il bambino ha un rapporto esclusivo con la madre, il ruolo del papà, però, risulta importantissimo in questa fase della sua vita, aiutandolo ad accettare la nascita del fratellino e a superare la rabbia, quando il piccolo sarà nato e la mamma avrà meno tempo, il figlio maggiore dovrà essere coinvolto dal padre, ad esempio un primo passo è portarlo con se a travare la mamma in ospedale, non si sentirà escluso, ma amato anche con l’arrivo del fratellino.

Comunicare con i figli in modo corretto

Il cervello infantile esprime attraverso il gioco la propria creatività, i propri sentimenti, quindi un genitore dovrebbe condividere con i figli questi momenti. Con questo metodo gli adulti possono recuperare il loro io bambino, una parte spesso dimenticata dalle regole e dai limiti imposti, ma importante per l’equilibrio.

Ci si dovrebbe concentrare un po’ meno sulla disciplina, e prestare più attenzione all’esigenza dell’infanzia.

Spesso gli adulti accusano i bambini d’essere iperattivi o disattenti, ma non si sforzano di capire che è solo un motivo di sfogo, dopo aver fatto un’attività impegnativa per ore, come a scuola.

Il ruolo del pediatra, a volte, è quello di mediare tra figli e genitori iperprotettivi, ma spesso anche loro cadono in un accesso di zelo e rischiano di prescrivere troppo per placare le paure delle madri, ma non sono queste le ricette che possono portare la tranquillità in famiglia.

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La comunicazione è alla base del rapporto con i figli, i genitori non si sforzano di accettare le sofferenze dei figli e s’interrogano se sono dei bravi educatori o se possono cancellare queste sofferenze, ma non è quello che conta essenzialmente, perché i genitori devono costituire un valido esempio per raggiungere da soli i traguardi della crescita e maturare in modo autonomo. E comunque non si può dimenticare che la sofferenza è necessaria per diventare grandi.

I genitori devono conoscere il momento in cui dire no, dare consigli e recuperare autorevolezza.

La prima regola per un buon genitore è di organizzare nel modo giusto gli impegni e cerca il tempo di stare con i figli senza fretta e improvvisazione.

Il rapporto tra fratelli

Per un bimbo è determinante avere accanto un adulto, ma con un fratello ha una guida in più, una presenza costante che gli offre compagnia, gioco, attenzioni e rivalità che lo aiuta a crescere ed allargare la sua sfera affettiva. Non è un caso che i secondogeniti siano più lesti a gattonare, a salire le scale e a camminare.

Le mamme hanno già passato la loro prima esperienza, si sentono più sicure, sono meno apprensive e incoraggiano il piccolo alle nuove esperienze per esplorare l’ambiente e a fare attività fisica, tutte situazioni che favoriscono lo sviluppo intellettuale e motorio.

Nelle fasi della crescita è importante avere un fratello o un amichetto più grande, rappresenta un punto fermo, che gli consente di affacciarsi al mondo con una protezione in più, spesso il fratello maggiore gli è accanto quando la mamma è fuori, gli parla dal suo lettino quando la luce è spenta, lo difende dai coetanei prepotenti diminuendo il timore dell’abbandono.

Attenzione: i genitori devono favorire l’alleanza aiutando il figlio maggiore a esprimere tutti i suoi sentimenti, anche quelli negativi, e non punire mai per le sue gelosie, ma si deve cercare di farlo parlare per sfogare tutti i malumori.

Dopo il primo anno, il fratello maggiore rappresenta per il piccolo un modello e un po’ anche un rivale, lo osserva continuamente e cerca di imitarlo, con il risultato che il secondogenito crescerà più in fretta, magari bruciando un po’ le tappe, ma è un meccanismo che non va scoraggiato.

Ma anche il maggiore trae i suoi vantaggi da queste situazioni, mentre il minore anticipa esperienze e ha nuovi stimoli, il più grande scopre il gusto di condurre il gioco, per non sentirsi surclassato dal fratello, si impegna al massimo per sviluppare le sue capacità motorie, necessarie per il gioco e non solo.

Crescere con un fratello maggiore è una scuola di vita impareggiabile, si condividono l’esperienze, si difendono i propri spazi, s’impara a mediare e a cedere ai compromessi; da parte dei genitori non ci devono essere eccessive intromissioni, devono lasciare di risolvere da soli i piccoli litigi, devono essere più tolleranti anche nei giochi scatenati dei fratelli.

Se un bimbo è figlio unico, come si devono comportare i genitori?

Bisogna offrirgli più opportunità per incontrarsi con bambini di diverse età, non sarà come avere un fratello, ma possono imparare tanto, fare esperienze entusiasmanti, la diversità stimola entrambi dandogli complicità.

Come fare a rendere la separazione indolore?

Come vivono i bambini la separazione dei genitori? È un episodio spiacevole, ma si può superare. Tutto dipende da come i genitori affrontano il problema in cui la coppia si trova, bisogna rispettare delle regole per garantire l’equilibrio e la tranquillità ai figli, e non farli diventare spettatori o strumenti di meschinità e rancori.

La famiglia è per il bambino un punto di riferimento fondamentale, e non per l’istituzione che rappresenta, ma per la sicurezza affettiva che trova in essa, la protezione, l’amore, la sanità che gli può offrire. Quello che turba il piccolo non è solo l’uscita di casa di uno dei genitori, ma anche il clima di astio e tensione che si può avvertire in casa quando mamma e papà si dichiarano guerra.

La più grande paura dei bambini è che vedendo detestarsi tra loro i genitori, arrivino a non amare più nemmeno lui, e quindi a vedersi respingere. Si sviluppa così la paura dell’abbandono, paura paragonabile al timore di essere in qualche modo il responsabile di quanto sta succedendo tra mamma e papà.

La paura fa scaturire nei piccoli il timore di perdere i giocattoli, il cibo, le coccole e tutti i privilegi in cui sono abituati.

Il dovere dei genitori sta nel assicurare il bambino, rassicurandolo che per lui non cambierà niente, che sarà amato e protetto come prima, ma solo le parole non bastano, bisogna comportarsi in un certo modo:

  • Chiarire il prima possibile la situazione con il piccolo, per evitare che in lui sorgano interrogativi.
  • Non fate pesare la vostra crisi in loro presenza, evitate quindi i litigi, i musi lunghi e i silenzi.
  • Quando gli si spiega la prossima separazione, bisogna farlo con entrambi i genitori, la situazione deve essere spiegata con chiarezza, il bambino deve capire che i genitori non stanno più bene insieme e che preferiscono vivere ognuno per conto proprio, ma il loro amore per lui non cambierà mai, sarete sempre i suoi genitori e ci sarà sempre affetto tra di voi, perché dall’unione è nato lui, la cosa più bella che si potessero scambiare.
  • Spiegarli più volte che lui non ha alcuna responsabilità in questa situazione, anche se è molto piccolo va fatto, o potrebbe sviluppare rimorsi che si porterà dentro per tutta la vita.

La separazione a volte porta i genitori a comportarsi in un modo sbagliato e nocivo per l’equilibrio dei bambini, ci sono situazioni che bisognerebbe assolutamente evitare con essi e comportarsi i modo corretto.

  • Non bisogna mai parlare male al piccolo dell’altro genitore per metterlo in cattiva luce.
  • Non sottolineare i suoi errori e i suoi difetti.
  • Non raccontare mai i motivi più intimi della separazione, sono esclusivamente della coppia.
  • Non assillare il piccolo con pianti, recriminazioni e lamenti.
  • Non analizzare con lui vicino i motivi che vi hanno indotto alla separazione.
  • Non fate sorgere il timore al piccolo che dopo la separazione il genitore non si curerà più di lui.

Se ci si rende conto che la situazione può sfuggirvi di mano, o non affrontate con abbastanza serenità la situazione, potete chiedere aiuto a uno psicoterapeuta, vi sarà di supporto per gestire il delicato momento senza portare troppo squilibrio nella vita del vostro bambino.

Crescere con un amico a quattro zampe

Cani e gatti sono in assoluto gli amici migliori dei bambini, anche se molto piccoli, la scelta tra l’uno e l’altro dipende dalla preferenza dei genitori.

Il cane e il gatto svolgono ruoli che si modificano con lo sviluppo del bambino: nei primi anni essi saranno soprattutto compagni di gioco, per diventare poi dei veri confidenti a cui il bambino può ricorrere nei momenti di tristezza, raccontando le proprie amarezze e delusioni.

Questi animali sono di aiuto soprattutto per i bambini più timidi e introversi, che rivelano sin dai primi anni di vita la tendenza solitaria o qualche difficoltà a stare con i coetanei. I consigni da seguire per una felice convivenza con l’amico a quattro zampe.

L’animale è già in casa
I cani e gatti specie quelli che vivono in appartamento tendono ad acquistare abitudini o meglio dei “vizi” sconsigliabili, come quello di dormire sul letto, leccare le stoviglie e avere libero accesso a locali come il bagno e la cucina.

Quindi non c’è da meravigliarsi se con l’arrivo del bambino l’animale ha delle crisi di gelosia, ad esempio può iniziare a rifiutarsi di mangiare, avere un comportamento più aggressivo con i componenti della famiglia, o fare dispetti come graffiare o rosicchiare porte e mobili.

Prepariamo l’animale alla presenza del piccolo
Dobbiamo prima distinguere se si tratti di un cane o un gatto:

Il cane
Insegnare al cane le nozioni fondamentale dell’obbedienza, star seduto, a terra, al guinzaglio e così via; sempre tutto in modo molto divertente e giocoso, ricompensandolo con coccole e bocconcini.

Abituare il cane ai rumori dei bambini utilizzando un registratore. Far famigliarizzare il cane con gli odori del bambino, durante la degenza della mamma in ospedale con il piccolo, portare a casa dei loro indumenti e farglieli annusare.

Il gatto
Fargli spesso le coccole se è abituato a riceverle, evitare che si appropri degli spazi del piccolo ad esempio chiudere la porta della cameretta; fargli annusare gli indumenti del bebè prima che arrivi a casa.

Abituarli a stare insieme
Man mano che il bimbo cresce il rapporto con l’animale si rinsalda, in particolare il cane si adatta alla sua presenza, anzi molti cani di taglia grossa si immedesimano nel ruolo du una vera e propria baby sitter, avvertendo ad esempio la mamma quando il piccolo piange.

Tuttavia è sempre bene usare molta prudenza ed evitare, nei primi tempi, di lasciare solo il cane con il bambino. Per quanto riguarda il gatto, invece ha la massima indifferenza nei confronti del bambino a un’aeccessiva invadenza. Il gatto è tendenzialmente più autoritario e indipendente, e se molestato, tente istintivamente a reagire in maniera vivace e imprevedibile.

Situazioni in cui bisogna prestare più attenzione
Quando il bambino cerca di giocare con il cane (o gatto) o cerca di ispezionarlo; se si tratta di un animale molto esuberante e i proprietari non riescono a controllarlo; se il cane è abituato a saltare addosso o a correre intorno; quando il cane (o gatto) è aggressivo e il bambino gli si avvicina quando mangia o gioca con qualche oggetto che egli predilige; quando il bambino sveglia l’animale all’improvviso o lo spaventa.

Se l’animale arriva dopo
Potendo scegliere, la soluzione migliore sarebbe prendere un cucciolo quando il picco ha un anna d’età. Per quanto riguarda la razza è bene chiedere ad un esperto; comunque il cane è l’animale che più si adatta a tutte le situazioni: è comprensivo, gioviale, fedele, e rafforza il senso di sicurezza nel bambino.

Il papà prima, durante e dopo il parto: figura importante per la mamma e il bambino. Il parto dalla parte del papà

Preparati,attenti,collaborativi,i papà oggi non si limitano a stare a fianco delle mamme durante il parto,ma vogliono partecipare,essere coinvolti a 360°nell’avvenimento. E di solito se la cavano benissimo. Ma loro cosa provano in quei momenti?

L’emozione di avere tra le braccia il proprio bambino si sovrappone,e in parte colma,nel papà al senso di impotenza che spesso lo coglie nell’assistere,senza poter intervenire,al dolore della compagna.Uno scacco psicologico per l’uomo,il cui compito sociale dovrebbe invece essere quello di proteggerla.

QUALE AIUTO PUOI OFFRIRE ALLA MAMMA…
DURANTE IL TRAVAGLIO
che è un evento faticoso e richiede preparazione ed energia anche per chi assiste.Il papà dovrebbe frequentare un corso di preparazione al parto insieme alla propria compagna,utile anche per apprendere le tecniche di rilassamento e di massaggio,da ricordarle nei momenti critici;dovrebbe scegliere e decidere insieme a lei l’ambiente in cui far nascere il bambino;durante il travaglio e il parto osservare la propria compagna,interpretarne ed esaudirne le richieste,quando possibile.

QUALE AIUTO PUOI OFFRIRE ALLA MAMMA…
UNA VOLTA A CASA
la mamma deve vivere serenamente la nuova situazione e serve il tuo aiuto a fare che accada.La mamma deve ritagliarsi momenti di riposo approfittando dell’appoggio di tutte le persone che si offrono di aiutarla,in particolare dell’affettuoso papà;impara a prenderti cura del bambino,cominciando a cambiargli il pannolino,cosa che potrebbe sembrare difficile la prima volta ma che risulterà facilissimo in seguito.
Ma per dare davvero una mano alla tua compagna:

… FAGLI TU IL BAGNETTO…
In questo modo lei ti sarà grata della possibilità che le offri per rilassarsi almeno per un quarto d’ora,e poi fare il bagnetto al tuo bambino è un modo molto diretto ed efficace per “diventare buoni amici”,perché il piccolo impara a fidarsi di te. Le prime volte fallo insieme a tua moglie,poi prendi l’iniziativa e … stupiscila!

Prepara l’occorrente:una vaschetta per bebè o il lavandino;un termometro per  misurare la temperatura dell’acqua;una spugna morbidissima; un detergente liquido per bambini;un fasciatolo; un asciugamano e una pasta protettiva all’ossido di
zinco.

Durante il bagnetto,parla sempre con il tuo bambino,divertiti con lui, coccolalo,cantagli delle canzoncine,sorridigli ,accarezzalo e gioca con lui…se riesci a creare un’atmosfera serena,il tuo bimbo associerà al momento del bagnetto emozioni positive e col tempo imparerà a divertirsi.

…E NON TI PREOCCUPARE…
Se piange a squarciagola è normale ed è dovuto all’impatto con l’acqua;per evitarlo cerca di non spaventarlo e cerca di fargli toccare l’acqua poco a poco,guardandolo negli occhi sorridendo. Se gli va un po’ di sapone negli occhi specie quando gli lavi e gli sciacqui
i capelli usa sempre detergenti per bambini,di quelli che non irritano.Se gli occhi bruciano lo stesso,sciacquali subito con acqua tiepida.

Se entra acqua nelle orecchie,non dovrebbe entrare,ma comunque qualche goccia non dovrebbe procurare problemi al piccolo.Quando lo togli dalla vaschetta cerca di fargli tenere la testa girata, per un minuto,da un lato e dall’altro. Se c’è troppa schiuma: forse hai esagerato con il bagnoschiuma.

Con una ciotola togli un pò d’acqua insaponata e aggiungi acqua tiepida pura:in questo modo puoi “aggiustare” la temperatura nel caso il bagnetto fosse troppo caldo o freddo.

Famiglia e lavoro: come vivono i bambini?

Nell’arco di 10 anni sono aumentati per tutte le fasce di età i bambini con ambedue i genitori che lavorano e sono diminuiti quelli in cui la madre è casalinga e il padre lavora.

Nello stesso periodo è anche aumentata la quota di figli unici e di bimbi che hanno un solo fratello. Cambia, dunque, il mondo dei bambini che vivono in famiglie con sempre meno coetanei e fratelli con cui confrontarsi e giocare. Cambiano anche le esigenze delle famiglie con bambini piccoli, che vedono sempre più la mamma coinvolta nel lavoro extradomestico.

Ma quale carico di lavoro hanno le madri con bimbi piccoli? Quanto è coinvolto il padre nel lavoro di cura? I dati sottolineano una ancora scarsa condivisione delle responsabilità familiari anche nelle coppie dove la donna lavora.

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Si conferma, dunque, una situazione di asimmetria dei ruoli nella coppia, ma vanno sottolineati alcuni importanti segnali di cambiamento nel coinvolgimento dei padri nel lavoro di cura dei figli.

Se si considerano i bimbi da 0 a 2 anni, emerge che le percentuali di padri che collaborano sono tutte più alte nel caso in cui la donna lavora. Infatti, circa un quarto dei padri dà loro da mangiare, li veste e cambia il pannolino, il 30% li mette a letto, l’11% fa loro il bagnetto.

Ma se si guarda al fronte educativo, nel seguire i propri figli nel rendimento scolastico la figura materna è ancora assolutamente prevalente.

Un intruso in famiglia…un figlio che shock!!!

E’ tenero,dolce,il più bel neonato del mondo.Ma nessuno vi aveva seriamente avvisato dello scompiglio che avrebbe portato nella vostra vita.

Sicuramente avrete tanto desiderato e sognato il vostro bambino;magari nei lunghi ed interminabili mesi in attesa, avrete accarezzato tanto quel pancione,fantasticando stupendi momenti di tenerezza in tre;ora che il bebè è finalmente nato,la situazione è completamente diversa da come immaginavate.

Si poteva di certo prevedere una rivoluzione in famiglia,ma in senso positivo,una novità che avrebbe portato gioia,serenità e maggiore affiatamento col partner;in realtà in alcune famiglie,o meglio in quasi tutte,ciò non accade,anzi si può arrivare a sgretolare in un attimo un rapporto ben consolidato.

I ruoli scompaiono del tutto,l’uomo viene declassato a collega di fatica e guai se osa lamentarsi perché passa per padre snaturato.
Eppure si dice che un figlio dovrebbe rinsaldare il rapporto tra i genitori. Dov’è allora l’errore? Chi sbaglia?

C’è da sapere che anche il bebè più angelico,quello che mangia e dorme,nei primissimi tempi ha un effetto devastante nel rapporto a due.Questo è un aspetto da tenere in considerazione per affrontare meglio la nuova situazione.

I ritmi quotidiani cambiano completamente,devono essere dilatati,adattati alle esigenze del neonato. E questo è difficilissimo da assimilare nella nostra realtà,dove si vuole avere tutto sempre sotto controllo.

Tanto è vero che sono sempre di più le future mamme che verso la fine della gravidanza sono tentate di programmare giorno e ora della nascita del bimbo:la naturale stanchezza per il protrarsi dell’attesa diventa per loro insofferenza a vedersi “in balia”di un altro.

Non immaginano che il tipo di impegno che le aspetta “dopo”sarà proprio di questo genere.

E’ logico quindi che il nuovo “padrone di casa”e i suoi ritmi provochino ansia.Facciano sentire incompetenti e timorosi di fare errori che compromettano il suo benessere.

Davanti al piccolo si perde,come per sortilegio,quella dose di innato buon senso che ci ha accompagnato nella vita fino a quel momento. Si esagera con le precauzioni e si delega qualsiasi decisione,anche la più banale,all’opinione di altri,dalla pediatra all’amica.

Questo accade anche perché sono sparite le famiglie allargate,si fanno meno figli e difficilmente si hanno esperienze con altri piccoli,prima della nascita del proprio bambino.

I genitori del terzo millennio conoscono particolari sullo sviluppo fisico e psicologico del bambino,perché hanno studiato parecchi manuali per prepararsi al nuovo ruolo,ma sono impreparati sul lato pratico.

Pochi riescono a convincersi che il neonato sia molto meno delicato di quello che appare,che abbia una grande capacità di regolarsi e una certa competenza sul proprio benessere.

I genitori quindi per rassicurarsi hanno bisogno di sentire altri pareri.Nei momenti di maggiore incertezza si affidano al sapere di chiunque possa esprimere un’opinione più o meno competente.

Attenzione però perché i consigli possono essere discordi e provocare ulteriore insicurezza.E’ molto meglio invece crearsi ,già prima della nascita,magari nei corsi di preparazione al parto,una rete di altri genitori che vivano più o meno gli stessi problemi,per darsi aiuto reciproco.E’ importante per ridimensionare le insicurezze.

Confrontarsi con altre mamme aiuta a vedere la realtà con più ironia e a instaurare complicità con il papà,invece di criticarlo,di sfogare la frustrazione su di lui.

Alcune donne insistono per essere sostituite nell’accudire il piccolo,ma poi non riescono a lasciarlo completamente nelle mani del papà,e invece di riposare,di svagarsi,spiano il marito per vedere se compie qualche passo falso;da qui la competizione,che ha come obiettivo essere il genitore migliore.

E’ una gara assurda e pericolosa che rischia di provocare grossi danni nell’armonia domestica.Bisogna invece fare gioco di squadra,costruire una nuova intimità per superare al meglio la bufera che l’arrivo del piccolo ha scatenato.

Vita domestica: quanto aiutano i figli in casa?

Infanzia e adolescenza. Come dire il bianco e il nero, se parliamo di come cambino e siano diverse le attitudini dei figli in queste due fasi di crescita. In relazione all’ambiente domestico, emerge come ciò che un bambino trovava divertente fare all’età di 4 o 5 anni diventi fonte di interminabili sbuffi e continue ribellioni nel periodo adolescenziale.

Da piccole, le bambine non fanno che richiedere in regalo una mini-cucina o un set da stiro il più possibile simili a quelli della mamma; all’asilo e poi ancora fino alle elementari, i giochi preferiti sono quelli in cui si imita la mamma nel susseguirsi delle varie faccende domestiche: si vedono bambine che si armano di guanti e bacinelle per proporsi come provette lavandaie, magari per i vestitini delle loro bambole; altre munite di grembiule e spugnetta, intente a far brillare le loro cucine…e la lista sarebbe lunga.

E i maschietti? Quando ancora piccoli, anche loro non sono da meno rispetto alle femminucce nell’improvvisarsi camerieri, agli ordini della mamma.

Le cose certo cambiano con la fase adolescenziale, quando i figli rivendicano la loro indipendenza anche attraverso il rifiuto della collaborazione domestica. Il massimo che si riesce a ricavare in molti casi è che mettano in ordine la propria stanza!

I più disponibili, la maggior parte delle volte, si rivelano essere proprio i mariti, offrendosi di cucinare e dare una mano in casa pur di tacere le continue lamentele dei figli.

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