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Non sarai mai più la stessa: 7 cambiamenti positivi della maternità

Essere madre ti cambierà la vita, ma non è detto che ne uscirai sconfitta..

SEI PIU’ BELLA CHE MAI!
Dopo l’esperienza della gravidanza e della maternità, guarderai il tuo corpo con occhi nuovi, non sarai più ossessionata dai tuoi difetti fisici. Ogni volta che ti fermerai a riflettere sul tuo aspetto fisico l’unica cosa che potrai pensare, è che il tuo corpo è stato un “porto sicuro2 per il tuo bambino, gli ha offerto calore e protezione. La gravidanza ti aiuterà a vederti come una persona completa.

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CITTADINA DEL MONDO
(Una visione globale del Mondo)
Diventata madre avrai una capacità di sentimenti più ampia, ti interesserai maggiormente dei mali del Mondo. Avrai un interesse particolare per le tragedie umane, per l’ambiente, per la vivibilità della tua città, insomma diventerai un’attiva sostenitrice di un Mondo migliore, il mondo dei tuoi figli.

NASCONO NUOVE AMICIZIE
Essere madre ti darà la possibilità di farti nuove amicizie. Alle lezioni di preparazione al parto , nei parchi e nelle scuole si stringono ottime e durevoli amicizie. La solitudine sarà solo un brutto ricordo.

OSSA PIU’ FORTI
Molto probabilmente il peso extra che il vostro scheletro dovrà sopportare durante la gravidanza incrementerà la densità ossea, e ridurrà il rischio di sviluppare ,in seguito, un’osteoporosi.
Assicurati di prendere tutto il calcio di cui hai bisogno e vitamina D .

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COSTUMI DI VITA PIU’ SALUBRI
Durante la gravidanza farai molta attenzione al tuo stile di vita; rispetterai una sana dieta, non berrai alcool , non fumerai, farai molto esercizio fisico, e assumerai la tua dose giornaliera di vitamine. Mantener questo regime di vita dopo la gravidanza sarà la tua sfida , che vincerai per te e per il tuo bambino.

DIMINUISCE IL RISCHIO DI CANCRO
Molti studi hanno dimostrato che rimanere incinta riduce il rischio di cancro dell’ovaio e del seno.
E’ stato provato che un minor numero di ovulazione allontana il pericolo di cancro dell’ovaio, durante la gravidanza non si ovula. Per quel che riguarda ,invece, il cancro del seno si crede che la gravidanza renda il tessuto del seno “maturo” e quindi, più 2forte” contro il cancro del seno.

CONSOLIDA IL RAPPORTO DI COPPIA
Il prendersi cura di un neonato è una prova del fuoco per qualsiasi rapporto. Nonostante le difficoltà che si incontrano la felicità che il proprio bambino regala è una bella ricompensa. Condividere le responsabilità di genitori rafforza il legame tra mamma e papà, si crea un vincolo permanente. L’unione trova una nuova dimensione, non si è più una coppia, ma una famiglia.

Tuttavia, se esistono problemi di un certo spessore nella coppia non sempre la nascita di un bambino potrà risultare positiva.

La sua mamma la sua prima maestra

Se pensi che per i primi mesi di vita il tuo bambino sia solo un bel bambolotto che si limita a mangiare e dormire, ti stai sbagliando.
Dai primi giorni di vita il tuo bambino ha enormi potenzialità, che tu, mamma, sua maestra, puoi stimolare. Alcuni degli ultimissimi studi psicologici rivelano che il bambino che cresce in un ambiente pieno di affetto e amore ha più possibilità di potenziare le proprie capacità.

Perciò le esperienze che il bebè vivrà modelleranno la sua personalità, influenzando in maniera non indifferente le sue relazioni con gli altri.
Tu, mamma, puoi aiutarlo in questo!

LE SUE MANI
Già dalle prime settimane potrai apprezzare l’evoluzione delle sue manine, all’inizio ti appariranno chiuse, poi man mano, cominceranno ad aprirsi. Di lì a poco il tuo bambino vorrà toccare tutto quello che vede intorno a sé, e cercherà di portarlo alla bocca. Per stimolare lo sviluppo delle sue mani gioca con esse; girandole, battendole, mostrando e nascondendo le dita, etc. Per verificare ed allenare i suoi riflessi tieni davanti a lui un giocattolo.

IL LINGUAGGIO
A tre mesi il tuo bambino, oltre a piangere, comincerà ad emettere i primi gorgheggi. Per stimolare l’evoluzione del suo linguaggio cerca di parlargli sempre, magari mentre gli cambi il pannolino, o giochi con lui. Ripeti i suoni che produce lui, ed inventane dei nuovi, questo lo farà divertire un mondo! E per stimolare i suoi sensi, specialmente l’udito, fagli ascoltare tanta “buona”musica (anche quando è ancora nella pancia).

LA VISTA
E’ facile sapere quello che vede il bambino nei suoi primi giorni di vita, è come quando ci sembra di avere qualcosa nell’occhio e la nostra vista è sfuocata. Tuttavia già dalla quinta settimana il bambino inizia a distinguere i colori, prima il rosso, il verde, il giallo e infine il blu.

Per stimolare i suoi occhi a vedere meglio, già dal primo giorno di vita, avvicina il tuo viso al suo, per far focalizzare la sua attenzione su di voi. Così facendo il tuo bambino comincerà a distinguere la vostra voce de tutte le altre. Parlagli mentre ti sposti, il tuo bambino ti seguirà con lo sguardo, e cercando la sua mamma, guarderà le cose che lo circondano anche da altre prospettive.

Allattamento in acqua

L’acqua è l’elemento vitale… ci dona la vita e ci permettere di sopravvivere, ma può essere anche di grande aiuto nei primi mesi dopo il parto, sia per la madre che per il bambino. Grazie alla sua permanenza nell’utero della madre, il neonato è perfettamente a suo agio nell’ambiente acquatico, così che l’acqua calda diviene un elemento familiare che genera in lui un senso di calma e di rilassamento.

Stessi effetti benefici si possono riscontrare nella madre stessa, di conseguenza il bagno può diventare un momento per ricreare quell’atmosfera magica, quell’empatia fra madre e figlio che c’era durante la gravidanza e può quindi diventare l’occasione per allattare il bambino.

In un momento così intimo e rilassante si può riprendere quella profonda comunicazione che non s’interrompe con il parto e creare i presupposti giusti per un buon allattamento. L’acqua isola da agenti esterni e permette di ristabilire il senso dell’unità tra madre e figlio che si rigenera nel reciproco scambio attraverso la poppata.

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Attraverso questo scambio il bambino non si nutre solo del latte materno, ma assimila anche i pensieri e le sensazioni della mamma che può avvolgerlo con le sue carezze quando è completamente immerso in lei.

L’allattamento in acqua da subito dopo la nascita può accompagnare il bambino lungo tutte le altre esperienze che l’acqua gli offre. La sua naturale acquaticità, si autoriproduce e si riattiva nei giochi, nelle coccole con la mamma, egli esplora l’ambiente che lo circonda ed i confini del suo corpo, rivive attraverso il massaggio tiepido dell’acqua, l’intenso piacere provato dalle carezze dei liquidi del ventre materno e ciò lo fa sentire protetto e al sicuro.

Allattamento- Capezzolo retratto: gli accorgimenti utili

Si dice che il capezzolo è retratto se rimane appiattito o rientra al di sotto dell’aureola, rivolto verso l’interno. Anche se viene stimolato, non viene fuori, ma tende a rientrare,creando problemi durante l’allattamento, in quanto il bebè fa più fatica a succhiare.

Questo disturbo si risolve, in genere, spontaneamente, continuando ad attaccare il bambino al seno oppure si può prevenire il problema già in gravidanza, cercando di tirarlo delicatamente fuori con le di arrotolarlo con le dita prima in senso orario e poi antiorario.

Se ha la forma troppo rientrante si può utilizzare un apposito apparecchio, chiamato tiracapezzolo, che facilita l’allattamento.

Si possono bere caffè e vino?

Il caffè,il tè e tutte le bevande a base di cola vanno consumate con moderazione durante l’allattamento,in quanto contengono la caffeina e la teina,sostanze eccitanti che passano nel latte e possono alterare il sistema nervoso e cardiocircolatorio del bambino. In genere,però,uno – due caffè al giorno non creano problemi,a patto che si consumino esclusivamente quelli.

Le bevande alcoliche,come il vino e la birra,dovrebbero essere limitate ad un solo bicchiere scarso durante i pasti;queste bevande,infatti,potrebbero intervenire sul gusto del latte e disturbare il ritmo di sonno-veglia del bimbo.

Si può allattare anche dopo la ricomparsa del ciclo?

Anche se potrebbe esserci un’apparente diminuzione del latte prima delle mestruazioni,l’allattamento deve proseguire in modo normale,magari attaccando al seno il bimbo qualche volta in più se lui lo richiede.

Alcuni bambini sembrano rifiutare il seno in questa circostanza,in quanto il latte potrebbe risultare un po’ più salato (a causa di un ristagno temporaneo del latte a livello della ghiandola mammaria),ma di solito questo problema si risolve senza difficoltà.

Vincere la depressione con il sole

Quante volte ci si alza col morale a terra, già a pezzi, …infelici?? Capita, specie in seguito a stress, tensioni, o semplicemente a quelle classiche “giornate no”, di non avere appetito, stimoli, entusiasmo. E allora ci si chiude in casa, lontano da tutto e da tutti, ad aspettare che la tristezza passi. A volte, ma solo a volte, funziona.

In altri casi, probabilmente c’è bisogno di aiuto:potrebbe essere depressione.

Purtroppo, la depressione è una vera e propria malattia, e come tale va curata. Chiaramente, essa può manifestarsi in varie forme, più o meno acute, in base alle quali gli esperti consigliano diverse terapie. Le più comuni sono supportate generalmente dall’uso di psicofarmaci, di cui spesso i pazienti fanno abuso, fino all’insorgere di vere e proprie forme di dipendenza.

Evitare ciò è possibile (oltre che doveroso), per cui nelle forme meno acute sarebbe meglio ridurre al minimo l’uso di tali sostanze, puntando a metodi alternativi. Ciò non vuol dire naturalmente sostituirsi al medico, bensì integrare le sue indicazioni con rimedi più…casalinghi.
Ma niente pozioni magiche, erbe o intrugli simili!

sconfiggere depressione post parto

Sembrerà strano, ma la cura più adatta è una passeggiata, meglio ancora se di primo mattino, godendosi il sole estivo.
“Banale consiglio!”, potrebbero pensare alcuni, ma in realtà non si tratta solo di questo. Probabilmente l’espediente non sarà tra i più originali, ma pare che funzioni davvero. La luce solare, è noto, ha da sempre un effetto positivo sul tono dell’umore, poiché stimola le ghiandole che secernono serotonina, l’ormone che aiuta a “vedere la vita in rosa”.

Uno studio condotto dal centro di psichiatria dell’Ospedale S. Raffaele di Milano ha però dimostrato qualcosa in più: i raggi solari, in particolar modo quelli mattutini, tendono a bloccare la secrezione di melatonina, la sostanza che sembra la principale fonte della depressione.

Per tutti coloro che ne soffrono, o comunque ne sono predisposti, non ci sarebbe niente di più indicato che godersi il bel sole estivo, magari con una passeggiata in riva al mare, o una piacevole escursione in montagna.

Soli o in compagnia, non importa, purché lo si faccia. In fondo, non è un gran sacrificio, e anche i più pigri potrebbero trovarlo piacevole: basta prenderla con filosofia.

“Un po’ di sole al giorno toglie la depressione di torno”:sembra proprio il caso di dirlo.

La cura del neonato

Dopo la nascita del vostro bambino sentirete parlare di fontanelle, ecografia alle anche, cordone ombelicale ed ernia al pancino. Scopriamo insieme il loro significato:

LE FONTANELLE

Nei primi mesi di vita le osa del cranio non sono ancora saldate.Alla nascita,infatti,il feto deve potersi adattare,sia con le posizioni sia con lievi modificazioni anatomiche,al canale del parto. Ecco perché, alcune volte,i neonati hanno la testa a pera.Un lieve inestetismo destinato a scomparire.

Ma per un po’ rimangono alcune fenditure,le “fontanelle”,necessarie per permettere al cranio di modificarsi assecondando il rapido sviluppo del cervello,che nel primo anno raddoppia di peso. La fontanella posteriore,la più piccola,si chiude entro il quarto mese; quella anteriore verso i 9-18 mesi.

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Ma non sempre i tempi coincidono:la durata dell’ossificazione è proporzionale alle dimensioni del bambino. E’ bene consultare il pediatra se le fontanelle sono gonfie e il bebè ha febbre alta,probabile segno di infezione. Oppure se appaiono incavate e il piccolo ha vomito e diarrea, possibili spie di disidratazione. In ogni modo in condizioni normali è il pediatra che durante le visite controlla l’andamento delle fontanelle.

IL CONTROLLO DELLE ANCHE

La displasia dell’anca è un difetto dell’articolazione formata dalla testa del femore e dalla cavità del bacino che la contiene.Quando queste due parti articolari non combaciano,quando cioè la testa del femore si allontana dalla cavità, ci può essere l’anomalia.Si tratta comunque di un problema frequente,specie nelle bimbe,e semplice da risolvere.

L’ecografia delle anche, eseguita entro il terzo mese di vita,serve a capire se il processo di ossificazione procede bene o in modo alterato. Qualora fosse diagnosticata una displasia dell’anca,nei casi lievi è sufficiente far indossare alla neonata due pannolini.In modo ancora più efficace si ricorre ad un tutore,che indossato parecchie ore al giorno,permette la risoluzione del problema in poco tempo.

Solo nei casi più gravi e in quelli diagnosticati dopo il sesto mese, occorre fare ricorso ad un intervento chirurgico che possa rimettere a posto le componenti anatomiche, che dovranno poi essere tenute in posizione tramite un’ingessatura.

IL CORDONE OMBELICALE

La recisione avviene pochi minuti dopo la nascita,e lascia un residuo che sporge di qualche centimetro (da 4 a 7 circa) dal pancino.Questo moncone perde man mano consistenza,fino ad essiccarsi e cadere.

A casa,qualora il moncone non fosse ancora caduto,cosa che generalmente avviene in ospedale,bisogna pulirlo e medicarlo ad ogni cambio di pannolino per evitare il rischio di infezioni.Vengono poi applicate delle garze sterili imbevute di alcool etilico denaturato che faciliteranno la guarigione.

Bisogna prestare attenzione al pannolino e fare in modo che non poggi direttamente sull’ombelico,inoltre occorre attendere la caduta del moncone prima di fare il bagnetto;intanto si può detergere il bambino con delicate spugnature di acqua tiepida.

L’ERNIA AL PANCINO

A cicatrizzazione avvenuta, è molto frequente che l’ombelico assuma una forma sporgente. Si tratta di un lieve in estetismo destinato a scomparire entro il secondo anno di vita e dovuto alla permanenza nei muscoli addominali del “buco” in cui era inserito il cordone.Ecco perché parti dei tessuti del pancino si incuneano in quell’apertura causando la tipica ernia dei più piccoli.

I problemi dell’allattamento

Quando il piccolo piange è istintivo attaccarlo al seno, ma non è poi così facile, specialmente se si è alle prime armi,come risolvere le difficoltà e i dubbi più frequenti?

Il seno troppo duro
Sicuramente c’è troppo latte, puoi attaccare il bimbo al seno più spesso, non necessariamente il seno deve riempirsi, e per risolvere il problema il seno deve essere svuotato più spesso. Sono utili gli impacchi con acqua calda e i massaggi del seno. Puoi anche usare il tiralatte, purché non ti faccia male quando lo usi.

I capezzoli screpolati
Un seno in gravidanza non ha bisogno di preparazione, anzi l’applicazione di prodotti può essere controproducente, attenzione soprattutto ai preparati che contengono alcol e che seccano ulteriormente la pelle.

Non riesce ad attaccarsi al seno
Provate a far uscire dal capezzolo due gocce di latte e poi avvicinate il bambino e accostatelo al seno, se continua a faticare per attaccarsi, insistete, perché se scegliete come soluzione la tettarella o il ciuccio, potrebbe non fargli più riconoscere il capezzolo.

Si addormenta mentre mangia
Bisogna fare attenzione che non si addormenti subito dopo che lo si attacca al seno, la mamma può provare a svegliarlo dolcemente, o mentre succhia a fargli tenere gli occhi aperti. Per sapere se ha mangiato si possono contare i pannolini inzuppati di pipì. Devono essere almeno 6-7 al giorno e 3-5 scariche di feci al giorno.

Con la febbre si continua ad allattare
Anzi se la mamma ha la febbre attraverso il latte trasmette al piccolo gli anticorpi che il corpo sta fabbricando per difendersi dalla malattia. Comunque è importante stabilire le cause della febbre, se è una semplice affezione o se qualcosa di più serio.

La ninna nanna insegna al bimbo a parlare

Ogni piccolo viene al mondo con una sensibilità naturale ai ritmi che accomunano non solo le lingue parlate, ma anche la gestualità. Si tratta di ritmi composti da intervalli che vanno dal mezzo secondo a circa un secondo. Si tratta, quindi, del ritmo delle sillabe e delle parole nelle lingue parlate, e dei loro stretti equivalenti nei linguaggi gestuali.

Si sono svolti alcuni esperimenti, che studiavano millisecondo per millisecondo sedute che duravano un’ora, mediante sensibili sensori collegati con un calcolatore, i movimenti spontanei delle mani dei bimbi dai sei mesi a un anno di età, suddivisi in due gruppi. Il primo gruppo era costituito da bambini e genitori normalmente udenti, il secondo gruppo da bambini udenti ma con genitori sordi, e che usano con i loro bimbi solo ed esclusivamente il linguaggio gestuale.

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Si è scoperto che i piccoli normalmente udenti, ma che ricevono come stimolo linguistico dominante il linguaggio gestuale, e non la lingua parlata come l’italiano o l’inglese, oltre ai normali gesti manuali, muovono spontaneamente le mani in un modo del tutto speciale, con ritmi diversi da quelli dei loro altri gesti spontanei, identici a quelli dei bimbi della stessa età, normalmente udenti ed esposti a una lingua parlata.

Si osservano bambini non troppo rapidi, ma con movimenti armonici delle dita e delle mani, effettuati quasi esclusivamente di fronte al viso o al petto. Non è un caso che siano del tipo e della durata molto simili ai ritmi vocali emessi dai bambini normali con gesti normali.

Sono dei gesti a cui manca il tempo, nell’universo silenzioso del movimento, è una specifica preparazione naturale per cominciare a parlare, in seguito al linguaggio gestuale. Lo sviluppo nel tempo di questi speciali gesti nei piccoli udenti di famiglie di sordi mostra uno stretto parallelismo con lo sviluppo delle vocalizzazioni nei bimbi normali, in famiglie normali.

Questi bambini normali, ma che vivono in famiglie di sordi profondi, sviluppano due tipi di gestualità manuale, una uguale a quella dei bambini normali, e uno speciale.

Si è scoperto così il ritmo universale biologico, proprio della nostra specie, e specifico al linguaggio, indipendente dalla modalità, vocale o gestuale, in cui un linguaggio viene espresso. In pratica che da sempre ha cantato ai propri piccoli le ninna nanne,filastrocche e cantilene, non ha
fatto altro che facilitare l’acquisizione del linguaggio.

Così facendo si scandiscono meglio i ritmi naturali del linguaggio, intensificando la nostra naturale predisposizione.
Per questo è bene che nonne, mamme e tate continuino a cantare.

Le ragadi, un problema delle noemamme

Le ragaditrasformano ogni poppata in un momento critico e doloroso. Basta seguire qualche accorgimento per evitare che si presentino o comunque far si che guariscano nel giro di pochi giorni.

Cosa sono
Le ragati sono piccoli taglietti che compaiono nella zona del capezzolo. Possono essere molto evidenti o, al contrario, quasi invisibili: in ogni caso la mamma se ne accorge a causa del forte dolore che provocano, soprattutto al momento della suzione del neonato.

Quando sono visibili, le ragadi si presentano come lesioni biancastre circondate da una zona arrossata. Sono percepibili anche al tatto, perché la pelle ai bordi delle ferite è leggermente in rilievo e piuttosto indurita. Se trascurate, queste ferite si possono estendere a tutto il capezzolo.

Da cosa dipendono
Le ragadi si formano con più facilità nei primi tempi in cui la mamma allatta il bambino: il neonato, infatti, può succhiare male il seno perché non sa ancora come si fa, provocando così piccoli traumi al capezzolo. L’errore più comune dei neonati durante la poppata è quello di afferrare soltanto la punta del capezzolo, invece di tenere la bocca ben attaccata a tutta l’aureola.

Queste lesioni sono favorite anche da un’eccessiva umidità della zona, la saliva del bebè e le frequenti secrezioni di latte, se non asciugate, possono provocare la macerazione della pelle e favorire la formazione di piccole ferite. L’aumento del volume del seno è un altro fattore che apre la strada alle ragadi. La produzione di latte, infatti, riempie il seno e ne aumenta il volume, sottoponendo la pelle della mammella a una notevole tensione. A volte la cute può cedere e “rompersi”, formando i piccoli tagli delle ragadi.

Si possono prevenire
Contro le ragadi è molto utile fortificare il seno già durante l’attesa, per prepararlo con anticipo all’allattamento. Già dal quinto – sesto mese, occorre seguire una strategia di prevenzione:

  • pulire i capezzoli e le areole con acqua e sapone o con gli appositi dischetti detergenti per evitare i ristagni di sebo che possono favorire le infezioni.
  • idratare ogni giorno tutta la zona con sostanze emollienti o con apposite creme preparatorie all’allattamento.
  • frizionare capezzoli e areola con un guanto di crine, i massaggi servono per irrobustire la zona, ma devono essere eseguiti con cautela, senza provocare troppo dolore. Si può iniziare con una spugna e poi, quando la zona si è abituata, passare al guanto di crine.

Durante l’allattamento
ll periodo più importante per prevenire le ragadi è l’allattamento: basta seguire alcune regole per diminuire notevolmente il rischio di una loro comparsa:

  • pulire capezzoli e areola prima e dopo ogni poppata. Vanno bene batuffoli di cotone imbevuti in acqua distillata o bollita e i dischetti detergenti specifici.
  • alternare i due seni al momento della poppata in modo da stimolare in egual misura i due capezzoli. Questa norma vale anche se un seno è più dolorante dell’altro e si vorrebbe risparmiarlo.
  • tenere sempre asciutto il seno tamponando ogni secrezione con una garza sterile e, tra una poppata e l’altra, indossa le coppette assorbilatte.
  • fare “bagni d’aria”: tenere il più possibile scoperto il seno perché l’aria rende più resistenti i capezzoli e facilita la cicatrizzazione delle eventuali ferite.

Come si curano
Le ragadi possono guarire da sole nel giro di pochi giorni. Se si osserva scrupolosamente le norme igieniche consigliate per prevenire la formazione, proteggendo il capezzolo da macerazioni e traumi, il dolore sparisce in due o tre giorni e nel giro di una settimana non vi è più traccia.

Per accelerare la guarigione, il ginecologo può prescrivere creme che favoriscono la cicatrizzazione da applicare dopo ogni poppata. È importante, però, lavare bene i capezzoli prima di attaccare nuovamente il bambino al seno. La cura va proseguita per 3 – 4 giorni o fino a completa guarigione.

Quando le ragadi si infettano, invece, lo specialista potrà prescrivere specifici preparati disinfettanti ed eventuali antibiotici.

L’allattamento protegge anche la mamma

Nutrire il piccolo al seno materno è risultato un fatto certo che fa bene alla sua salute, la mamma passa al neonato i suoi anticorpi, riducendo le probabilità di ammalarsi di alcune malattie come allergie, diarrea, infezioni alle vie respiratorie, all’orecchio e alle vie urinarie.

Da recenti ricerche si è accertato che non è positivo solo per il piccolo l’allattamento, ma anche la mamma ne trae i suoi vantaggi, c’è una riduzione del rischio di indebolimento delle ossa, mancanza di ferro e tumori al seno e all’ovaio.

Rinforza le ossa
Nel primo periodo dell’allattamento c’è un indebolimento delle ossa nella mamma, ma in seguito le rende più dense e più forti nel periodo della menopausa.

L’allattamento prolungato aiuta a prevenire l’osteoporosi, un disturbo che colpisce molte donne arrivate a una certa età e che rende le ossa molto porose e fragili.

L’alimentazione è alla base della salute delle ossa, deve essere ricca di calcio, e quindi di latte e derivati, mentre non deve eccedere con le proteine animali e alimenti ricchi di sale, che favoriscono la perdita del calcio con le urine. Per permettere la formazione della vitamina D bisogna esporsi al sole anche solo con una passeggiata all’aria aperta.

Previene i tumori
Diversi studi hanno dimostrato che con l’allattamento si riduce il rischio di tumore all’ovaio di circa del 20 – 30 per cento.  Mentre per il tumore al seno è stata avanzata l’ipotesi che sia importante il fatto che la donna stessa da bambina sia stata allattata al seno materno.

Le perdite dopo il parto si riducono
Nelle donne che allattano il bambino hanno meno perdite di sangue, muco e residui della gravidanza. Questo perchè l’allattamneto aumente le frequenze delle contrazioni uterine che diminuiscono la produzione di un ormone e fa tornare più velocemente alla normalità.

Si ha anche un ritardo della comparsa delle mestruazioni, di solito per che non alla tta al seno rivede le mestruazioni entro 6 – 9 dal parto, mentre chi decide di continuare l’allattamento il ciclo ritorna dopo 6 mesi.

Meglio prolungare l’allattamento al seno

Il latte materno costituisce il nutrimento ideale per il bebè, è un fattore di primaria importanza per la prevenzione di molte malattie, come le allergie e le infezioni, e rappresente l’elemento centrale intorno al quale si costruisce il rapporto tra la mamma e il neonato.

I benefici, inoltre, aumentano se è prolungato. Perché la neomamma riesca ad allattare con successo, però, è importante che il personale dei reparti di maternità e dei nidi le fornisca i consigli necessari e la stimoli ad attaccare subito il bebè.

I benefici per il bebè

Dal punto di vista nutrizionale, il latte materno è l’alimento migliore per il bambino. Contiene, infatti, nelle giuste proporzioni, sostanze di cui ha bisogno; inoltre, si modifica nel tempo, adeguandosi alle esigenze del piccolo che cresce. Fino a sei mesi, costituisce un nutriemnto completo: a questa età, è bene iniziare a svezzare il bambino offrendogli i cibi solidi, ma è importante mantenere la poppata sino ai 12 mesi.

Questo nutrimento, inoltre, permette al bebè di rafforzare il sistema immunitario, cioè di difesa naturale, e di essere così più protetto nei confronti di molte malattie. Con il latte, infatti, il piccolo riceve le sostanze di difesa della mamma, come la lisozima, la lattoferrina e le IgA.

In particolare, l’alimento riduce, e comunque ritarda, la comparsa di allergie perché, costituendo il prolungamento naturale del latte fetale, contiene fattori che l’organismo del neonato già conosce. Per questo, anche se il latte materno è poco e deve essere integrato con quello formulato sin dai primi tempi, è molto importante non smettere di attaccare al seno il bebè.

I corsi di preparazione

Spesso, il successo dell’allattamento dipende dalle informazioni ricevute durante la gravidanza e in ospedale, appena nato il bebè.

È importante infatti preparare il seno fin dall’attesa ed è utile frequentare i corsi di preparazione al parto, nei quali gli esperti rispondono ai dubbi. Nei reparti di maternità, poi, il personale dovrebbe guidare le neomamme aiutandole, per esempio, ad attaccare il bambino al seno entro mezz’ora dalla nascita e a non usare i succhetti, che lo scoraggiano a cercare il seno.

I gruppi d’incontro organizzati dopo il parto si sono rivelati molto efficaci. La possibilità di condividere questo momento con altre mamme e confrontarsi sulle diverse difficoltà aiuta a scoraggiarsi. Le mamme, inoltre, forniscono suggerimenti e consigli che, provenendo dalla loro esperienza diretta, a volte sono più immediati di quelli dei pediatri.

Le regole per allattarlo bene

La poppata al seno è un momento molto gratificante sia per la mamma che per il neonato. Non sempre però la mamma sa come comportarsi e in che modo prendere in braccio il piccolo.  Allattare il bebè per alcune mamme è un atto del tutto naturale, per altre un compito da imparare.

L’allattamento del bebè dovrebbe avvenire in un ambiente tranquillo e raccolto. Il periodo dell’allattamento dovrebbe essere vissuto nella serenità più totale della neomamma. Conoscere le posizioni che lo favoriscono può essere utile per aiutare il neonato a nutrirsi.

La posizione che la mamma assume per allattare è molto importante, il lattante è ben attaccato al seno quando l’orecchio, la spalla e l’anca sono allineati. Una posizione corretta aiuta, infine, a prevenire alcuni disturbi abbastanza frequenti come, per esempio, le ragadi, gli ingorghi o la mastite.

La posizione sdraiata
Questa posizione è consigliata se la mamma è molto stanca dopo il parto, se desidera approfittare del momento della poppata per concedersi un po’ di relax o quando deve allattare di notte.

Sdraiata, con il bambino accanto a sè, la mamma deve mettersi sul fianco da cui comincerà ad allattare. Per stare più comoda, può portare il braccio il braccio dello stesso lato sotto il cuscino, sul quale appoggerà la testa. Dopo aver scoperto il seno la mamma, avvicinerà il piccolo tenendolo su un fianco in modo che il suo corpo sia a stretto contatto con il proprio e il viso del bebè sia all’altezza giusta per poter succhiare introducendo in bocca più areola possibile.

Posizione seduta
Se vuole allattare seduta la neomamma può utilizzare il divano, accostandosi al bracciolo, oppure una poltrona comoda. In entrambi i casi è bene che distenda le gambe tenendo i piedi sollevati da terra: tale posizione è utile per il duplice scopo di favorire un buon rilassamento per la madre durante l’allattamento e garantire al piccolo un miglior attacco, perché più vicino al seno. Un’altra possibilità consiste nell’incrociare le gambe, cercando di trovare la posizione migliore, da mantenere per circa trenta minuti.

Una volta preso in braccio il bambino, occorre sistemarlo nell’incavo del braccio in modo che la testa risulti più alta del corpo; quindi la mamma può portare il bimbo all’altezza del seno, utilizzando uno o più cuscini da mettere in grembo. Appena il piccolo apre la bocca la mamma avvicina il seno in modo che il bimbo afferri tutta l’areola e non solo il capezzolo.

Se la neomamma allatta seduta al letto, deve sistemare due cuscini dietro la schiena e uno sotto il braccio che reggerà il bambino. Senza i cuscini, infatti, c’è il rischio di scivolare e di disturbare il bebè durante la poppata.

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Latte materno: perché e quando…

DOPO MEZZ’ORA DALLA SUA NASCITA ARRIVA IL MOMENTO DELLA POPPATA,LA SUA PRIMA POPPATA,E SARAI TU AD AIUTARLO AD ATTACCARSI AL SENO.
Si comincia in sala parto,quando dopo la sua nascita,dopo i primi controlli al piccolo e a te,ti viene consegnato il bimbo:adagialo sul seno,parlagli dolcemente e accarezzalo.In questo momento così stressante può essere calmato solo due suoni:la tua voce e il battito del tuo cuore.

Poi arriva il momento di attaccarlo al tuo seno,di provare a nutrirlo,di ristabilire il contatto con lui,di fargli sentire che ci sei ancora e ci sarai sempre. Questo comunque sarà solo l’assaggio perché il latte vero e proprio comincerà ad arrivare dopo 48 ore.

L’allattamento al seno è insostituibile per lo sviluppo del bambino,gli dà tutte le sostanze nutritive di cui ha bisogno,nelle proporzioni esatte e nella forma più facilmente assimilabile,e rafforza il suo sistema immunitario.

Il latte materno contiene lattoferrina e lisozima,due sostanze proteiche in grado di garantire un buon apporto di ferro e di difendere l’organismo dalle infezioni.E’ stato anche dimostrato che l’allattamento al seno può ritardare o attenuare,nei bimbi predisposti,le reazioni allergiche. E’ ricco di anticorpi,soprattutto il colostro(il latte dei primi giorni),che aumentano le difese dell’organismo dalle malattie delle vie respiratorie e dalle infezioni intestinali.

Il latte materno viene definito un alimento “intelligente”che si modifica nell’arco della giornata e del primo anno di vita per soddisfare le specifiche esigenze nutrizionali di ogni bambino nel corso della crescita.

Nei giorni successivi al parto c’è il colostro,un alimento più ricco di lattoferrina,lisozima e immunoglobuline A,importanti fattori protettivi che aiutano l’organismo del neonato a difendersi dalle malattie.Col passare del tempo,ha meno anticorpi e meno proteine,ma più zuccheri perché il bambino ha bisogno di una sostanza a veloce rilascio di energia per la vita ricca di movimento dei primi mesi.

I grassi rimangono stabili,mentre aumenta il ferro.E’ ricco di grassi di una serie particolare che sono molto importanti per lo sviluppo del sistema nervoso centrale.

E’ un toccasana per il bebè perché aumenta le difese immunitarie;previene l’obesità;facilita il processo di attaccamento mamma-bebè.

FA BENE ANCHE ALLA MAMMA
Anche se comporta un grande impegno psicofisico,l’allattamento completa e conclude in modo naturale la gravidanza. Attaccare il bimbo al seno già in sala parto facilita l’espulsione della placenta;la suzione stimola la produzione di ormoni che intensificano le contrazioni dell’utero,affrettandone la normalizzazione;allattare aiuta a recuperare prima la linea,facilitando la ripresa veloce del peso forma;infine fa bene all’umore perché approfondisce il legame mamma-bebè,rendendolo più intenso e coinvolgente.

Come conservare il latte materno

Tante donne rinunciano ad allattare naturalmente il loro bambino a causa degli impegni di lavoro;tante altre evitano di uscire per ore e di lasciare il loro bimbo con altre persone perché devono attaccare il piccolo al seno;queste mamme di sicuro non sanno che è possibile conservare il proprio latte.

Il latte materno infatti può essere conservato in frigo o nel congelatore e dato poi al bimbo quando non è possibile attaccarlo al seno.

La mamma che vuole conservare il suo latte deve “tirarselo”dopo aver dato il seno al bambino o comunque entro i 30 min. successivi.Va tirato con un tiralatte,meglio se manuale,e una volta raccolto va conservato in frigo in un recipiente di plastica sterilizzato e va consumato entro 24 ore;per congelarlo,invece,occorre utilizzare contenitori di plastica rigida o vetro o buste create appositamente per la conservazione del latte materno.

Bisogna sapere che il latte che avanza,che sia stato un giorno nel frigo non va congelato e che una volta scongelato il latte non va ricongelato ma consumato in 24 ore.

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