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Londra – Inghilterra

Chi in certe particolari occasioni della vita non vorrebbe sparire come Harry Potter sotto il mantello dell’invisibilità? Un traguardo, dicono gli esperti, ancora molto lontano ma non del tutto irraggiungibile grazie anche a un giovane trevigiano, uno dei tanti cervelli italiani fuggiti all’estero.

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Alberto Favaro, 25 anni, dottore in Fisica all’Imperial College di Londra è coautore assieme ai colleghi Martin McCall e Paul Kinsler, di uno studio appena pubblicato sul “Journal of Optics”, il progetto di un dispositivo in grado di nascondere un oggetto all’occhio di chi guarda cancellando, in apparenza, brevi intervalli della sua vita.

“Quello che abbiamo fatto – spiega Favaro a Tgcom – è dimostrare che le leggi della fisica permettono un certo tipo di invisibilità. Noi lo chiamiamo il mantello di invisibilità nello spazio tempo. Vediamo una persona che è di fronte a noi perché la luce la illumina, rimbalza e torna verso di noi. Ora supponiamo che la persona sia ferma, un attimo dopo ci saluti e poi si fermi di nuovo. Abbiamo immaginato di circondare questa persona con un blocco di materiale ottico particolare, capace di agire sulla velocità della luce dando l’illusione di tagliare una scena, per esempio la scena in cui la persona ci saluta. Si rallenta la luce in modo che il gesto non venga illuminato e poi si accelera per colmare il vuoto creato per rendere l’evento “invisibile”. La persona, a questo punto, ci appare ferma tutto il tempo, benché ci abbia salutato”.

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In teoria il principio funziona, i calcoli tornano, ma in pratica, allo stato attuale, si può sperare di far sparire tutt’al più un elettrone e per un solo miliardesimo di secondo: “Chi lavora in laboratorio – racconta ancora Favaro – sostiene che usando le fibre ottiche si possono ottenere risultati nel giro di un paio d’anni ma per nascondere le persone ci vorranno decenni”.

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L’affascinante intuizione è nata durante una festa di Natale organizzata dall’Università britannica: “Eravamo tutti un pò brilli. E’ venuta fuori quest’idea, poi pian piano abbiamo capito cosa significava e quali applicazioni poteva avere”.

Le più promettenti il giovane fisico le intravede nei computer di prossima generazione che funzioneranno in base ai principi della meccanica quantistica.

Il mantello spazio temporale potrebbe aiutare a gestire il flusso di dati agli incroci, un pò come un semaforo. “Si potrebbe anche usare per creare un canale di comunicazione segreto, dove far viaggiare informazioni ‘invisibili’. Ma chi è meno teorico e più applicato di me di sicuro saprà pensare cose molto più astute”.

Delle sue ricerche Alberto Favaro parla con umiltà e la consapevolezza delle opportunità che ha avuto: “Ho pensato che se mi fossi laureato in fisica in qualsiasi università italiana non sarei riuscito a trovare nulla, mentre qui a Londra il PhD mi è stato offerto subito. E’ una cosa che dico sempre, a me dispiace ma in Italia non tornerò mai”.

E che effetto fa, vedere il proprio lavoro pubblicato su una prestigiosa rivista scientifica a soli 25 anni? “L’università è un’industria che produce ricerca e se tu produci bene significa che pubblichi su riviste di alto livello. Quello che mi ha fatto più impressione è che questa storia abbia fatto il giro del mondo. Un giorno ho detto qualcosa e il giorno dopo l’ho trovato scritto sull’ India Times “.

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