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Lama Itighelov, il miracolo di Ivolghinskij tra suggestione e immortalità

Khukhe-Zurkhen – Russia

Da anni si discute del miracolo di Ivolghinskij. Fede e scienza avanzano ipotesi per spiegare un fenomeno particolarissimo: dal 1927, anno della morte, il Lama Khambo Itighelov siede nella posizione del loto, senza alcun sostegno, mantenendo uno stato di decomposizione simile a quello riscontrabile in un uomo deceduto da 36-72 ore: dopo quasi 90 anni la pelle del monaco della comunità buryata è ancora elastica; le mani, morbide, non sono fredde come dovrebbero; le articolazioni non si sono irrigidite; vene ed arterie, piene di sangue, fanno supporre che il cuore possa ricominciare a battere da un momento all’altro.

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Tutto ha inizio nella remota periferia della federazione russa, a 35 km da Ulan Ude –capitale della repubblica buriata; nel tempio buddhista, Itighelov vuole proteggere i suoi monaci e consiglia loro di scappare dalla Russia laica e comunista di Lenin. Dal canto suo, decise di restare. Chiese ai lama che venissero effettuati dei riti funebri a lui dedicati, poiché sentiva l’avvicinarsi della propria morte ma non lo accontentarono poiché appariva in ottima salute. Soltanto dopo che egli si chiuse in una profonda meditazione, nella posizione del loto, gli altri si unirono a lui ed esalò l’ultimo respiro.

Secondo le sue richieste fu sepolto nella posizione in cui morì, in una cassa di pino nel bumkhan (cimitero) di Khukhe-Zurkhen, chiedendo di essere riesumato 30 anni dopo poiché, si dice, consapevole della futura incorruttibilità del proprio corpo.

A causa del regime –e della conseguente segretezza dell’operazione- non esistono prove certe della prima riesumazione, ma i monaci raccontano che restarono impressionati nell’esaudire la richiesta del lama: la salma era intatta, priva di ogni forma di deterioramento. Nel 1973 una seconda riesumazione confermò quanto accaduto negli anni ’50 e questa volta il corpo fu riposto cosparso di sale (per tutelarlo dall’umidità del terreno).

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L’11 settembre del 2002, la salma viene trasferita a Datsan Ivolginsky, dove scienziati e patologi hanno avuto l’opportunità di esaminarne le caratteristiche. Ne risultò che il lama non è mai stato imbalsamato.

Dal 2005 il corpo di Itighelov è esposto come reliquia presso il tempio a lui dedicato, l’Itigel Khambyn Ordon. Lì, in assenza di una teca che stabilizzi temperatura ed umidità, continua a mantenere intatta la sua posizione, la gente può toccare le sue mani e pensare che esso sia riuscito talmente tanto a purificarsi prima della morte da aver arrestato ogni possibile deterioramento del corpo.

Alcuni scienziati hanno riscontrato una quantità anomala di bromo nei tessuti ma riportano che soltanto questo ed il sale non possono spiegare il grado di conservazione di un corpo quasi centenario. Un’altra ipotesi, mossa da un esperto del Centro di Tecnologie Biometriche di Mosca, è che ad Itighelov potesse mancare il gene responsabile della rottura della struttura cellulare in seguito a decesso.

“I dubbi sono fugati, gli esperimenti non servono più. Il lama Itighenov è come noi, solo in uno stato di assenza, La reincarnazione è compiuta”. Così il lama Ajurscejev ha dichiarato, consegnando all’insondabilità della fede il mistero del “lama rinato”.

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