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I litigi, come affrontarli

Cosa fare quando tra marito e moglie vien voglia di urlare e ci sono i bambini? Non si può fingere che tutto vada bene, i problemi è bene affrontarli, eppure i figli hanno bisogno di vedere che papà e mamma vanno d’accordo, altrimenti soffrono e si disorientano.

Un bambino è ancora privo delle difese logiche che acquisirà con l’età della ragione e dunque un conflitto tra i genitori lo schiaccerà come se gli stesse crollando il mondo addosso se la coppia non è talmente brava da sapersi gestire anche i disaccordi.

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Certo l’impresa non è impossibile perché, se i dissapori vengono sfogati laddove e quando il bambino non è in grado di assistere e se alla base del rapporto c’è il rispetto dei coniugi, le divergenze di veduta possono essere confrontate nel tentativo di trovare un accordo comune.

Desideriamo avere un bambino

Perché la cicogna non arriva? Spesso si pensa che un bambino lo si può avere in qualsiasi momento e senza concrete difficoltà, ma quando una coppia inizia a cercare il piccolo e vede solo l’arrivo delle mestruazioni iniziano le domande angosciate. Dopo quanto tempo bisogna preoccuparsi se non arriva? La mente può bloccare la fertilità? Il desiderio aiuta? E magari solo dopo due o tre mesi di tentativi.

Bisogna innanzitutto capire che la fertilità dell’uomo e della donna è molto legata all’età, nelle coppie giovani il 90% concepisce durante il primo anno di rapporti senza protezione, mentre circa il 5% durante il secondo anno. Queste percentuali iniziano a scendere intorno ai trent’anni, per poi subire un ulteriore calo dai 37 anni in poi, fino alla menopausa, che coincide con l’esaurimento delle cellule riproduttive.

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Molto importante è la passione con cui si fa l’amore, i rapporti per “concepire”, spesso sono meccanici, senza passione, fatti proprio in quei giorni, risultano far scendere le probabilità di successo, rispetto ai rapporti di passione nei giorni dell’ovulazione, infatti, anche la psiche ha la sua percentuale nell’infertilità delle coppie.

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Il primo consiglio per chi desidera un figlio è non aspettare l’ultimo momento, l’età come già detto è molto importante. Se nel proprio progetto di vita i figli occupano un posto importante, pensateci negli anni in cui siete nello splendore della vita, nelle donne, l’età condiziona non solo l’esaurimento progressivo dell’ovaio, ma anche la vulnerabilità all’endometriosi, una malattia nemica della fertilità ed è più probabile con l’età e l’assenza di figli.

Nell’uomo la fertilità si deteriora più gradualmente, se un uomo è sano e fertile può concepire perfino a novant’anni.

Un altro consiglio per uomini e donne è che devono stare sempre attenti alle malattie sessulmente trasmesse, infatti tra le cause più frequenti di infetilità femminile sono le infezioni da chlamydia, mycoplasma e gonococco.

Una coppia prima di allarmarsi e iniziare con esami e test sulla fertilità, deve avere rapporti liberi per almeno un anno. Se invece ci sono fattori di rischio come infezioni genitali in entrambi, familiarità per menopausa precoce, alterazioni mestruali o endometriosi, è bene fare gli esami di base da subito.

Gli esami da fare se il bambino non arriva

Grado di fertilità
Si testa l’ovulazione della donna, mediante dosaggi ormonali e valutazioni della qualità del muco cervicale, e nell’uomo la presenza di uno sperma di qualità. Si valuta anche la compatibilità della coppia, si testa sul muco cervicale dopo un rapporto, la vitalità degli spermatozoi a contatto con le secrezioni femminili.

In base all’età il medico deciderà se fare subito anche la verifica della salute delle tube.

Per la sicurezza del bambino
Gli esami per il gruppo sanguigno di entrambi e i test per le malattie a rischio per la gravidanza: epatite, toxoplasmosi, rosolia, citomegalovirus, Aids, sifilide, herper virus.

Esami genetici
Sono fatti se nella famiglia di uno o di entrambi sono presenti malattie potenzialmente ereditarie: sindrome di Down, le distrofie muscolari, ritardi mentali con causa non chiara.

Dopo il bebè la vostra vita sessuale sembra scomparsa

Si è verificato in più neomamme la caduta del desiderio sessuale dopo il parto, non si ha voglia di intimità e si declinano le avance e richieste di tenerezza del partner. In realtà questa reazione è abbastanza normale in una neomamma, le riprese fisiche variano da donna a donna, a seconda del tipo di parto, è portata ad alzare le difese e a restare sempre vigile, quindi è più difficile abbandonarsi e perdere il controllo per i momenti di intimità.

Tante mamme non riescono a lasciarsi andare perché hanno paura che il bambino possa piangere o aver bisogno di loro proprio in quel momento.

Un’altra causa è il continuo sconvolgimento ormonale anche dopo il parto, c’è un innalzamento del livello di prolattina, l’ormone che stimola la produzione del latte, e nello stesso tempo si ha la caduta del livello degli estrogeni, gli ormoni sessuali femminili. Questo nuovo sconvolgimento dell’equilibrio ormonale si traduce in instabilità d’umore a livello psicologico, ma causa anche secchezza vaginale, il che rende fastidiosi i rapporti.

I segnali di ripresa sono visti dopo i tre mesi, quando inizia lo svezzamento, ricompaiono le mestruazioni, segno di un ritrovato equilibrio ormonale che permette alla donna di ricominciare a vivere non solo più per il piccino, e la ripresa dell’attività sessuale riprende di solito naturalmente.

Consigli per lei: avete pienamente ragione a sentirvi fuori forma, stanche, e il sesso è l’ultimo dei vostri desideri, ma non si può sempre rimandare e la situazione non si risolve certo così, allora non pensate a voi come una mamma a tempo pieno, ma prova a immaginarti come compagna part-time.

Provate a dedicarvi un po’ anche a voi stesse, sicuramente è da tanto che non vi concedete qualche ora, allora chiamate le nonne o cercate una baby-sitter fidata, e regalatevi una seduta dal parrucchiere e una serata con lui, dove non importa, l’essenziale è che siete voi due a ricominciare a frequentarvi. Cercate di parlare con lui, di spiegargli i vostri disagi e paure, chiedetegli di rispettare i vostri tempi, e se il timore più grande è il possibile dolore della penetrazione, provate a sperimentare nuovi modi per scambiarvi tenerezze.

Consigli per lui: con l’arrivo del bambino ti senti trascurato, stenti a riconoscerla, sempre tutta dedicata al piccolo che gli assorbe tutte le sue energie, per riaverla dovete fare qualche sforzo.

Aiutatela a fare la spesa, ad accudire il bambino e risparmiatele qualche alzata notturna. Dovete capire che sta vivendo un momento particolare della sua vita, forse anche lei ha paura di non piacervi più con i suoi chili di troppo, rassicuratela e incoraggiatela.
Non insistete se non vuole ancora avere dei rapporti, cercate di capire il perché e fatela sentire sempre al centro della vostra attenzione. Cercate di fargli tante coccole, vedrete che alla fine riacquisterà fiducia e si sbloccherà.

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Anticoncezionali

Dal punto di vista medico, è preferibile evitare una nuova gravidanza subito dopo la nascita del piccolo, in quanto l’organismo della donna non si è ancora del tutto ripreso.

Prima di riprendere l’attività sessuale, è consigliato aspettare almeno 20 giorni: subito dopo il parto i rapporti sono spesso dolorosi per la donna. Influiscono alnche i fattori psicologici; è normale, quindi, sentire che il corpo risponde più lentamente di prima alle sollecitazioni sessuali o avere voglia solo di tenerezza e di complicità. Anche la paura di una nuova gravidanza può frenare il desiderio.

Il preservativo
È il contraccettivo più indicato nei primi tempi dopo il parto. Non presenta nessuna controindicazione e non richiede controlli da parte del ginecologo. È consigliato soprattutto per questioni igieniche, specialmente in presenza di lacerazioni subite durante il parto o punti di sutura. Il preservativo ha una probabilità di sicurezza pari al 91-93 per cento, a patto di utilizzarlo correttamente: va cioè applicato quando il pene è eretto. Va indossato prima della penetrazione per evitare che qualche goccia di sperma possa raggiungere la vagina.

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Il diaframma
È una cupola di gomma sottile, montata su un anello di metallo flessibile, che va inserita nella vagina, per isolare il collo dell’utero e impedire il passaggio degli spermatozoi; è affidabile fino al 92-94 per cento. Ne esistono in commercio di diverse misure tipi: il ginecologo consiglierà quelle più adatte.

Va inserito prima del rapporto sessuale tra il fondo della vagina e l’osso sotto il pube: è una manovra facile, ma se non se ne è mai fatto uso in precedenza, è bene farsi guidare dal ginecologo per imparare ad applicarlo correttamente. Richiede un controllo medico annuale, per verificare che le modificazioni della vagina non ne abbiano ridotto l’aderenza.

Non dà nessun fastidio, ma non va inserito per più di 24 ore, in modo da non ostacolare il flusso delle normali secrezioni bianche della vagina, ma non va mai tolto prima che siano passate otto ore dal rapporto sessuale. Deve essere sostituito con una certa frequenza.

La spirale
È un piccolo dispositivo in plastica e metallo che viene inserito nell’utero dal ginecologo. In pratica, la sua presenza impedisce l’annidamento dell’ovulo fecondato sulla mucosa uterina. Ne esistono vari tipi, con dimensioni che variano dai 20 ai 35 millimetri e terminano con uno o due fili di nylon.

Prima di prescrivere la spirale il ginecologo visita la donna ed esegue un pap test, è sicura nel 97-98 per cento dei casi. Richiede comunque un controllo medico all’anno. Viene inserita dal ginecologo gli utimi giorni del ciclo mestruale e può rimanere nell’utero due anni e pure più, a seconda del tipo, poi deve essere tolta e sostituita.

Gli esami per la coppia prima di avere un bimbo

Alcuni problemi che potrebbero disturbare la gravidanza, possono essere curati e risolti in anticipo se scoperti quando ancora non si aspetta un bebè. Quali sono gli accertamenti utili da far fare allla futura mamma e papà?

Per la mamma

La visita ginecologica
La visita con il ginecologo rappresenta il primo passo per controllare lo stato complessivo di salute della donna. Con la visita ginecologica si verifica le condizioni dell’apparato riproduttivo della donna, controllando la posizione, il volume e la consistenza di utero e ovaie. Con l’ausilio dell’ecografia si può escludere la presenza di fibromi o cisti ovariche, da tenere sotto controllo in gravidanza. Lo specialista esegue anche una visita al seno per controllare che tutto sia a posto.

Il pap test
Con questo esame si possono scoprire se ci sono state delle alterazioni delle cellule del collo dell’utero.

Il toxo test
Rivela la presenza di anticorpi contro la toxoplasmosi, una malattia contagiosa che si contrae mangiando certi cibi o tramite il contatto con le feci di animali infetti. Questa malattia può provocare al feto seri danni.

Il rubeo test
Rileva la presenza nel sangue di anticorpi contro la rosolia, una malattia virale che, se contratta per la prima volta in gravidanza e soprattutto nel primo trimestre, può causare malformazioni al feto.

Gli esami per la coppia

L’esame per la sifilide
Serve per escludere la presenza della sifilide, una malattia a trasmissione sessuale causata dal batterio Treponema pallidum che, se non è curata, può causare del seri danni al feto. L’esame rileva specifici anticorpi. Quando l’esito è negativo significa che non si è mai venuti a contatto con il batterio e quindi non ci sono problemi per la gravidanza. Se, invece, l’esito è positivo, il medico prescriverà altri esami.

Gruppo sanguigno RH
Scopre se vi saranno incompatibilità tra il sangue della mamma e quello del bimbo. Controlla se sulla membrana dei globuli rossi dei futuri genitori è presente una sostanza (fattore RH). Se la donne ne è priva (RH-) e il compagno ne è dotato (RH+) in gravidanza è necessario eseguire ogni mese un esame del sangue per prevenire eventuali problemi. L’esame del gruppo sanguigno è utile anche se la donna ha il gruppo del sangue 0+ e il compagno un gruppo diverso

(A, B o AB), in quanto il bimbo potrebbe soffrire di ittero di incompatibilità AB0, un disturbo lieve che si manifesta dalla nascita, facilmente risolvibile dal medico.

Test per l’AIDS
L’esame rivela se nel sangue ci sono anticorpi contro il virus Hiv, responsabile dell’AIDS o sindrome da immunodeficienza acquisita. L’organismo affetto da questa malattia non produce anticorpi per difendersi dai microrganismo nocivi. Se l’esito è positivo per uno o entrambi i genitori, significa che vi è stato un contatto con il virus e c’è il rischio di trasmettere la malattia al figlio.Conoscere in anticipo questo rischio, consente di ridurre la possibilità di contagio.

Nove mesi d’amore

Spesso la gravidanza influisce sulla sfera erotica della coppia. E non sempre positivamente. In realtà i dubbi che intimoriscono sono per lo più infondati. Come superare i falsi problemi?

È Meglio evitare il sesso
È ancora abbastanza diffusa la convinzione che in gravidanza sia meglio astenersi dall’avere rapporti sessuali. In realtà, se tutto procede normalmente, non vi sono controindicazioni particolari. Capita, invece, che i partner si allontanino; infatti, da un lato, la futura mamma si sente meno desiderabile e, dall’altro il compagno si inibisce davanti al pancione. È bene superare questi imbarazzi e avere una buona intesa; si affronterà così con la serenità necessaria il delicato passaggio da coppia a famiglia che la nascita del bimbo impone ai futuri genitori.

La penetrazione è rischiosa
Il feto non corre alcun rischio quando si fa l’amore; il bimbo infatti è nel liquido e protetto dal sacco amniotico all’interno dell’utero, che è ben separato dalla vagina, cioè l’organo interessato all’attività sessuale, e dal collo dell’utero che fa da uteriore barriera grazie al muco in esso contenuto.

Il rapporto fa male al bambino
Anche il timore che il rapporto e le contrazioni dovute all’orgasmo siano dannosi per il feto è infondato: il bimbo non percepisce i movimenti del pene all’interno della vagina proprio perché si trova in un organo che non viene coinvolto dall’atto sessuale.

Aumentano le infezioni
In gravidanza la zona genitale è più vulnerabile alle aggressioni dei microbi ma il rischio di trasmettere un’infezione con il rapporto è basso. È vero infatti che il maggior afflusso di sangue alla vagina la rende più calda e quindi più adatta alla proliferazione dei germi nocivi ma, in realtà, in un rapporto stabile ci si abitua ai microrganismi dell’altro, rendendoli innocui. Se, però, il partner entra in contatto con nuovi germi, rischia di trasmetterli alla futura mamma.

I casi in cui fare più attenzione
Se tutto procede normalmente, non vi sono motivi per rinunciare ai rapporti completi; si possono però presentare alcune situazioni nelle quali è bene evitare la penetrazione prima di aver consultato il ginecologo.

Perdite di sangue, che potrebbero essere dovute a una stimolazione da parte del partner troppo intensa, ma potrebbero segnalare anche una minaccia di aborto.

Placenta previda, cioè bassa. Questa posizione può provocare un distacco precoce della placenta dalle pareti dell’utero.

Minaccia d’aborto: occorre prestare attenzione anche nel caso in cui si è avuto un precedente aborto spontaneo.

Cerchiaggio cervicale; questa tecnica è utilizzata per chiudere il collo dell’utero in caso di minaccia di aborto al secondo trimestre.

Rischio di parto prematuro, o se ci sono già stati, in precedenza, parti pretermine.

Gravidanza plurima, cioè se si attendono due o più bambini, la penetrazione è sconsigliata negli ultimi mesi di gestazione per evitare un parto prematuro.

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